È questo il tema forte che l’autrice Irpina, trapiantata a Torino, ha messo al centro del suo secondo libro edito da ‘Le Parche Edizioni’, la piccola casa editrice napoletana da sempre in prima linea nella trattazione di temi sociali.
“Con la sua penna delicata Buonfino ha dato voce al silenzio della protagonista del romanzo, le ha permesso di aprire il proprio scrigno segreto e di distribuire le sue pagliuzze al lettore che avrà coraggio di prenderle in custodia – questo l’estratto dalla prefazione del libro scritta dalla psicologa Annarita Arso -. Il riferimento alle pagliuzze segue una vecchia leggenda, in cui si narra che sarebbe possibile far scomparire le verruche dalle mani strofinandoci sopra una pagliuzza di fieno. Per assicurarsi che non tornino servirà ripiegarle e riporle in un luogo da cui si è certi che non si passerà mai più”.
Nelle pagine del romanzo prende sempre più forma la ferita di un’infanzia violata vissuta dalla protagonista che racconta di come ci si possa riscoprire fragili, vulnerabili, soli, quando si è stati costretti a costruire la propria identità inseguiti da un orco, di come la violenza, soprattutto se perpetrata da chi invece dovrebbe dispensare amore a piene mani, possa causare un dolore ingombrante.
Con il suo secondo libro, “Le mie pagliuzze”, Dora Buonfino conduce il lettore nel quotidiano di una famiglia dalla fedina morale immacolata ma dalle morali multiple, svelandone le ombre e le contraddizioni. È un viaggio nei legami familiari che affamano lasciando lividi indelebili, come quelli sui quali, chi viene derubato della propria infanzia, ci passa sopra un’invisibile pagliuzza di fieno tutte le sere, strofinando la pelle fino a sentirla bruciare, nel vano tentativo di cancellarne ogni traccia. Gli stessi lividi della bambina con gli abiti perfettamente stirati e con il cuore pieno di grinze a cui la scrittrice, con il proprio romanzo, offre un degno e rispettoso palcoscenico sul quale ripercorrere il proprio viaggio a ritroso. Un passo alla volta.