Dopo la pubblicazione della manifestazione d’interesse della Sint per installare nel parco delle Nuove Terme di Stabia attività di ristorazione e caffetteria, è partita la contestazione dei lavoratori termali che sono in lotta ormai da mesi con l’amministrazione di Toni Pannullo. Nei giorni scorsi, i dipendenti hanno presentato un esposto in Procura e alla Corte dei Conti per determinare le colpevolezze per l’abbandono del patrimonio immobiliare delle Terme di Stabia, ora completamente avvolto nel degrado.
Dopo la pubblicazione della notizia, anche l’amministratore unico di Sint, Biagio Vanacore, ha deciso di commentare il gesto spiegando: “La struttura e la Sint l’ho trovata così al mio arrivo, ben vengano inchieste per risalire a responsabilità se ci sono”. Attaccano, però, i lavoratori termali: “Leggiamo con stupore, la faciloneria con la quale la Sint, e quindi direttamente la silente amministrazione comunale, commenta la denuncia dei lavoratori termali in Procura della Repubblica. La Sint ed il Comune dovrebbero documentare come erano le strutture termali all’insediamento degli amministratori Vanacore, Sammaria (Terme di Stabia) avvenuto nell’agosto 2013, durante l’amministrazione Cuomo”.
I lavoratori, infatti, ritengono che la struttura, prima del fallimento e prima dell’arrivo di Vanacore, fosse completamente integra senza tutti i danni che presenta oggi giorno: “Siamo certi, e ci sono i testimoni che possono confermare, che la struttura era in perfetto stato non certamente nelle condizioni descritte dalla Sint. Tutto questo fino al fallimento della società termale, avvenuto il 23 marzo 2015, nonostante la Centro Laser nel periodo gennaio – febbraio 2015, avesse addirittura provveduto a lavori di ordinaria manutenzione, in particolare nel settore FKT. Dunque, se le strutture fossero state malridotte, fatiscenti, abbandonate, non si potevano e non era neanche logico, effettuare lavori”.
In quel periodo, infatti, si era provveduto, negli uffici direzionali, a tinteggiare le pareti. Furono addirittura sostituite le serrature di una buona parte degli uffici, siti al primo ed al secondo piano. Per questo motivo, i termali commentano: “La Sint, dovrebbe spiegare perché non ha mai voluto la restituzione, così come decretata dal Giudice Delegato, previo parere del Comitato dei Creditori, nonostante avesse unitamente all’amministrazione comunale, pressato la Curatela per la restituzione medesima. Forse la volontà era quella di non accollarsi responsabilità, scaricando su altri? Se cosi fosse, allora le spiegazioni le potrebbe fornire il Commissario Liquidatore di Terme di Stabia.
In entrambi i casi, per noi vale un principio: la verità documentata. A questa si aggiungono le immagini del prima, durante e dopo che sono fondamentali per comprendere in capo a chi sono ascrivibili condotte penalmente rilevanti, ove vi fossero. Per questi motivi confidiamo nell’operato della Procura della Repubblica e della Corte dei Conti. Altro particolare che rende la cosa eufemisticamente buffa, è che la Sint, nonostante avesse trovato i beni in questo stato fin da suo arrivo, solo ad agosto 2016, decide di spostare esclusivamente i suoi beni mobili e cartacei nelle Antiche Terme, previo assenso dell’attuale amministrazione comunale, nella persona del sindaco pro-tempore”.
Per quanto riguarda il piano di dismissione dei beni per risanare il debito dell’azienda, per rientrare nelle stime della Legge Madia, i termali sono chiari: “E’ bene ricordare che c’è una proroga fino a settembre 2017, perché lo Stato ha dovuto giocoforza trovare un punto di equilibrio in quanto non si può cassare con un colpo di spugna tutto, ponendo (come accaduto a noi termali, caso unico in Italia), migliaia di famiglie sul lastrico ed in condizioni sociali allarmanti. Ma volendo entrare nel merito della questione, il fatturato minimo che sarebbe previsto dalla invocata Legge Madia, si può fare ad occhi chiusi: basterebbe affidare a Sint la gestione termale e riabilitativa in via temporanea, in attesa di un serio processo di privatizzazione”.
“Un’amministrazione avveduta, una politica seria, una gestione societaria lungimirante, volta al bene dell’immagine cittadina, del rilancio economico, avrebbe fatto salti di gioia, avrebbe fatto ferro e fuoco per preservare, tutelare e, perchè no, combattere per il bene comune. La verità sono due bandi che nulla hanno a che vedere con tutto questo. Bandi per far prevalere la voglia di creare oasi tipo “take away”, rosticcerie a cielo aperto che di termalismo non hanno nulla. Infatti il termalismo è stato stuprato dalla ferma volontà di creare un ristorantino nel parco termale del Solaro, eventi e sagre nelle Antiche Terme, tutto questo perché alla fine non hanno idee, non hanno una visione strategica sul termalismo neanche in chiave moderna e vogliono di fatto tirare a campare fino alla fine della consiliatura. Tutto questo noi non lo accettiamo” concludono i termali.
Gennaro Esposito