Considerata dalla maggior parte delle donne (si stima che l’80% della popolazione femminile abbia o abbia combattuto contro questo problema) come un semplice inestetismo, in realtà la cellulite, dal punto di vista medico, è una malattia di origine infiammatoria.
Non affligge solo le donne in sovrappeso, ma può facilmente interessare anche strutture fisiche normopeso o addirittura magre.
La cellulite è in realtà un’alterazione dell’ipoderma con ipertrofia delle componenti connettive e adipose. Tale stato è definito clinicamente PEFS, acronimo di pannicolopatia-edemato-fibrosclerotica. In questa condizione, esiste una modificazione nell’equilibrio dei sistemi venoso e linfatico, che provocano perciò un rallentamento del flusso ematico e una stasi di liquidi negli spazi intercellulari (la cosiddetta ritenzione idrica).
La cellulite subisce anche una precisa evoluzione nel tempo, passando attraverso tre fasi distinte:
– la prima fase si chiama cellulite edematosa, ovvero caratterizzata da gonfiore diffuso;
-la seconda fase si chiama cellulite fibrosa, in quanto la pelle è dura al tatto;
-la terza fase si chiama cellulite sclerotica (indurita) ed assume l’aspetto a “materasso”.
Le cause sono molteplici: genetiche, endocrine, vascolari, alimentari o posturali.
Per risanare la situazione, bisognerebbe intervenire in modo da favorire il riassorbimento del grasso: questo sarebbe possibile eliminando le cause che hanno provocato infiammazione e il rallentamento del flusso sanguigno.
Una delle armi a disposizione è sicuramente rappresentata da un’alimentazione corretta. Ciò che mangiamo può influenzare moltissimo la nostra salute sia nel breve che nel lungo periodo. Si parla di alimentazione o dieta antinfiammatoria.
È da sottolineare che alcuni alimenti, molto diffusi nella dieta occidentale, possono essere in grado di causare una condizione di infiammazione o di peggiorarla: in particolare, le carni rosse, gli insaccati e derivati del latte.
L’alcol è causa di flogosi ed affaticamento epatico e dovrebbe essere consumato sempre con molta moderazione. I grassi idrogenati, il cibo da Fast Food, gli alimenti confezionati e di preparazione industriale, ricchi di coloranti ed aromi artificiali, conservanti, solfiti ed additivi vari, ma anche i dolciumi, le bevande zuccherate, le farine e tutti gli alimenti raffinati possono indurre il rilascio di molti mediatori di flogosi ed essere causa di iperinsulinemia.
Per ovviare a ciò bisogna prediligere nella propria dieta:
– legumi, cereali integrali, frutta secca, verdura ed ortaggi, nonché i prodotti ittici, in quanto fonti di antiossidanti ed acidi grassi pregiati dalle proprietà antinfiammatorie;
– l’idratazione dell’organismo è indispensabile sia per combattere il ristagno dei liquidi sia favorire la liberazione di tossine che causano infiammazione; ogni giorno è consigliato bere da 1,2 a 2 litri di acqua oligominerale;
-fondamentale è il consumo di frutta, ortaggi e verdura sia in relazione con la riduzione degli episodi da infiammazione da cibo; sembra che gli antiossidanti giochino un ruolo fondamentale nello svolgere questo effetto protettivo;
– poco sodio (sale) e molto potassio, per regolare l’equilibrio idrico dell’organismo e la distribuzione dei fluidi sulla parete delle cellule.
Ma quali sono i cibi più efficaci per contrastare questo inestetismo? La mela rossa ricca di antiossidanti, meglio se mangiata con la buccia che contiene piruvato (riduce la ritenzione tonificando e riducendo l’assorbimento dei grassi), il pompelmo rosa, con grandi quantità di vitamina c che migliora la circolazione, ananas perfetto per favorire la diuresi perché ricco di enzimi ed antiossidanti, il mirtillo e l’ippocastano che proteggono il microcircolo. Melone, anguria, pesche e fragole sono ottime per favorire la diuresi.
Vincenzo Ciaravolo