Al bar, al centro commerciale oppure in visita ai propri familiari invece di essere al lavoro in Municipio: ecco i furbetti del cartellino di Pompei. A scoprirlo gli agenti della polizia di stato del commissariato della città mariana a seguito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Per otto dipendenti comunali è scattata la misura cautelare della sospensione dell’esercizio del pubblico ufficio, ma risultano indagati per truffa aggravata ai danni dello Stato e per falsa attestazione della presenza in servizio mediante modalità fraudolente altre diciannove persone.
Sono stati perciò sospesi dal Municipio: Roberto Barbato per tre mesi; Maria Iannuale per due mesi; Rita Iovene per due mesi; Giuseppe Izzo per un mese; Isabella Lanziere per tre mesi; Dalila Maio per tre mesi; Giuseppe Vangone per due mesi; Luigi Vollaro per due mesi.
Le indagini sono scattate ad aprile 2015 dopo alcune denunce relative a episodi di assenza ingiustificata dal lavoro di dipendenti comunali in servizio al Comune di Pompei. Le forze dell’ordine hanno così monitorato due dei sei apparecchi marca-tempo ed hanno effettuato numerosi servizi di pedinamento e osservazione.
Ciò ha consentito di verificare, “oltre al regolare svolgimento delle attività di servizio poste in essere da diversi dipendenti del Comune di Pompei, – ha spiegato il procuratore capo di Torre Annunziata Alessandro Pennasilico – l’esistenza di una non trascurabile casistica, se si pensa al numero dei dipendenti pubblici indagati, di timbratura irregolare dei badge nonché casi di assenza ingiustificata durante l’orario di servizio”:
I furbetti del cartellino di Pompei: in particolare è stato accertato che alcuni dipendenti, dopo aver segnalato la propria presenza in servizio, si allontanavano, immediatamente o nel corso della giornata, dalla struttura per poi farvi rientro dopo qualche ora, o frazione di ora, o talvolta alla fine della giornata lavorativa ed esclusivamente per segnalare l’uscita dal servizio. (Il testo continua dopo il video)
Altri furbetti del cartellino di Pompei risultavano in servizio all’inizio della giornata lavorativa, benché le telecamere ne segnalassero l’arrivo circa mezz’ora dopo o qualche ora dopo, grazie alla timbratura compiacente del collega di turno o, viceversa, risultavano in ufficio durante il periodo di rientro pomeridiano, sebbene avessero lasciato prima del termine del servizio la loro postazione.
Inoltre, la meticolosa attività di pedinamento, puntualmente documentata attraverso registrazioni video e fotografie, ha consentito di accertare come qualche indagato, nel periodo in cui aveva fatto figurare la sua presenza, era invece “impegnato” in altre attività come effettuare acquisti in esercizi commerciali della zona, recarsi al bar o presso l’abitazione propria o di parenti e più in generale dedicarsi ad incombenze private.
I poliziotti hanno acquisito anche i documenti riguardanti la liquidazione dei compensi in favore degli indagati per le prestazioni omesse. “L’attività di indagine – ha concluso Pennasilico – ha in sostanza disvelato un diffuso e sistematico modus agenti dei dipendenti del Comune di Pompei i quali, con modalità diverse, si sono resi autori, durante il servizio, di condotte del tutto contrarie ai doveri dei pubblici impiegati”.