Preti, incontri a luci rosse e festini hard: una brutta vicenda tutt’ora al vaglio degli inquirenti che potrebbe riservare notevoli colpi di scena. Tutto inizia nei mesi scorsi con l’acquisizione da parte dei militari della guardia di finanza della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Napoli, guidata dal tenente colonnello Luigi Del Vecchio, di una serie di atti utili allo svolgimento delle indagini su preti e incontri hard.
Prima in Curia, a largo Donnaregina, poi a Pozzuoli, nell’ufficio diocesano del vescovo, monsignor Gennaro Pascarella. Coinvolto un sacerdote della chiesa di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone, sospeso temporaneamente dalle sue funzioni di parroco dal cardinale Crescenzio Sepe in attesa che si concludano gli accertamenti del caso affidati al Tribunale ecclesiastico coordinato da monsignor Erasmo Napolitano, e altri preti protagonisti di un dossier consegnato in procura dall’associazione “Meter”, la onlus fondata da don Fortunato di Noto a difesa dei diritti dell’infanzia e contro la pedofilia.
In quel documento comparirebbe anche il nome di un sacerdote della Diocesi di Pozzuoli a cui però sarebbe stata affidata la responsabilità di una parrocchia napoletana. Della Diocesi di Pozzuoli infatti fanno parte anche i quartieri occidentali della città, da Fuorigrotta a Pianura. Un’inchiesta delicatissima quella sugli incontri a luci rosse affidata al sostituto procuratore Clelia Mancuso del pool specializzato in reati contro le fasce deboli coordinato dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio.
Determinanti ai fini delle indagini alcune dichiarazioni rilasciate prima ai finanzieri e poi ai giudici da un giovane che avrebbe raccontato nei dettagli di incontri a luci rosse avuti in più occasioni con un parroco di Monte di Dio e con altri sacerdoti: le relazioni proibite sarebbero avvenute tramite chat, annunci e passaggi di voce tra gli stessi presunti protagonisti della squallida vicenda. Gli inquirenti temono che dietro i rapporti tra adulti a sfondo sessuale che vedrebbero numerosi sacerdoti protagonisti possano nascondersi casi di pedofilia e di sfruttamento della prostituzione.
Insomma reati penali gravissimi che potrebbero vedere come responsabili esponenti del mondo ecclesiastico partenopeo. Un vero e proprio terremoto per la Curia di Napoli che al momento per volontà dello stesso cardinale Crescenzio Sepe manterrebbe il più assoluto silenzio sulla vicenda in attesa di conoscere l’esito delle indagini da parte della magistratura. Un atteggiamento responsabile mirato a identificare i colpevoli di eventuali reati perpetrati all’interno della Chiesa di Napoli evitando nel contempo di gettare fango sull’onorabilità di chi quotidianamente si adopera nelle zone più a rischio della città in difesa dei più deboli.
A questi uomini di Dio, è opportuno chiarirlo sempre, incondizionata stima e riconoscenza da parte della comunità partenopea. Ora si tratta di stabilire il reale contenuto delle informative giunte in Procura che potrebbero elencare dettagliatamente circostanze scabrose da codice penale, evidenziare giri di prostituzione riguardanti minori e utilizzo nei cosiddetti “festini hard” persino di sostanze stupefacenti. Un mare di fango rischia di travolgere la Curia napoletana in un momento di forte crisi vocazionale quale quello attraversato dalla Chiesa chiamata ancora una volta a difendersi da accuse infamanti mosse nei confronti di propri “indegni membri”.
Alfonso Maria Liguori