Sindacati e mondo del lavoro: il ruolo determinante delle forze sociali nella stabilizzazione degli operatori stagionali e nella creazione di nuova occupazione.
A prescindere dalla sigla, in un momento di forte crisi quale quello attraversato dal Paese sotto il profilo anche morale, i sindacati sono chiamati al massimo impegno che tuteli chi dopo anni di onesto lavoro vede ancora lontana la tanto sospirata (e meritata) assunzione a tempo indeterminato ponendo le basi nel contempo per la nascita di nuove occasioni d’impiego.
Facile e riduttivo addossare la colpa dell’attuale sfacelo in cui l’Italia (il Meridione in particolare) versa sotto il profilo occupazionale all’inefficacia delle forze sociali a detta di una parte della politica troppo spesso a braccetto con le aziende per tutelare realmente i lavoratori. Una strategia sempre ben seguita da certi politicanti, fedele alla massima di Cesare “divide et impera”, ovvero finalizzata a creare diffidenza tra sindacato e lavoratori tutelando così sotto banco interessi capitalistici che poco o nulla hanno a che fare con la crescita qualitativa di una nazione.
Senza lavoro non c’è dignità, non c’è futuro: la malavita organizzata si ingrassa sulle ambasce dei disperati che spesso sopraffatti dallo sconforto finiscono col cedere alle lusinghe della strada. E’ ovvio che dietro ogni ruolo c’è sempre un essere umano con i suoi pregi e le sue virtù, corrotto o onesto, colluso o schierato fermamente dalla parte dei più deboli.
L’errore madornale è generalizzare, dire “tanto sono tutti così” gettando di fatto la spugna dinanzi alla desertificazione socio-economica che poteri paralleli cinicamente portano avanti da anni nell’interesse di pochi. La sacralità del ruolo istituzionale del sindacato non si tocca: altrimenti dovremmo mettere in discussione tutti i principali organi funzionali di questa Repubblica e di conseguenza la stessa legittimità di uno Stato al quale invece siamo fieri di appartenere.
Siamo certi che i sindacati, soprattutto in realtà fortemente a rischio come quella partenopea, sapranno essere all’altezza del delicato ruolo ricoperto potenziando i rapporti con i lavoratori che nelle forze sociali devono vedere sempre l’unico grande mediatore nei confronti delle varie aziende o enti di appartenenza.
Se così non fosse allora avremmo veramente di che preoccuparci: una preoccupazione legittima per chi ha responsabilità, crede nel vivere civile e nella crescita esponenziale delle comunità a cui appartiene. Della serie: uniti per tutelare il diritto al lavoro di chi non ne ha e stabilizzare le figure stagionali che dopo anni galleggiano ancora in un limbo di incertezze.
Alfonso Maria Liguori