I signori del male, i capi assoluti del racket, dello spaccio di stupefacenti e soprattutto delle holding imprenditoriali (frutto del riciclo del denaro sporco) sparse in mezzo mondo. Manager nato del sodalizio criminale dell’Alleanza di Secondigliano Patrizio Bosti, alias ‘o Patrizio, deus ex machina della zona Vasto-Arenaccia e cognato del boss Eduardo Contini.
Un uomo scaltro Bosti che insieme al figlio Ettore (alias ‘o Russo) è stato in grado di costruire un impero economico tra attività ristorative, pub, bar, centri scommesse oltre a svolgere con grande profitto il ruolo di immobiliarista del sistema. I Mallardo invece sarebbero specializzati negli investimenti in oro e pietre preziose: gioiellerie di lusso intestate a prestanome sparse ovunque sul territorio concepite quali lavatrici per il denaro sporco proveniente dall’usura, dal traffico di stupefacenti e dalle estorsioni.
Si parlerebbe di cifre da capogiro abilmente gestite dalle “signore dei clan”, ovvero dalle sorelle Aieta: nell’ordine Anna Aieta (moglie di Francesco Mallardo), Rita (moglie di Patrizio Bosti) e Maria (moglie di Eduardo Contini). Un tridente micidiale che ha consolidato i rapporti tra tre famiglie di camorra dal potere offensivo oltremodo rilevante.
Un modo per sigillare con “il sangue” un legame che solo la morte, violenta o naturale, può dividere. Nella zona Vasto-Arenaccia non si muoverebbe foglia che il gruppo di ‘o Patrizio non voglia: carismatico il figlio Ettore più volte indicato dai pentiti come un giovane capo dal modus operandi spietato e cinico nei confronti dei rivali (padre e figlio sono da anni reclusi al 41 bis).
Alleanza di Secondigliano: le parole del pentito Luigi Giuliano
Il pentito Luigi Giuliano, ex boss di Forcella, indicò in Patrizio Bosti l’amante della sorella Erminia (alias Celeste). Per non parlare del patrimonio dei Licciardi sparso in Germania, Gran Bretagna, Francia, Svizzera, Austria, Spagna, Australia, Canada e Stati Uniti. Cifre stratosferiche mosse da Vincenzo Licciardi (‘o chiatto) fratello del ras Gennaro (detto ‘a scigna, deceduto nel carcere di Voghera il 3 agosto del 1994).
Queste famiglie hanno per anni monopolizzato (e in parte tutt’ora la fanno) la scena criminale partenopea avvalendosi della collaborazione di insospettabili professionisti, politici e amministratori corrotti, imprenditori collusi e infedeli appartenenti alle forze dell’ordine. Tutti sul libro paga dell’Alleanza di Secondigliano, il mito criminale per intere generazioni di giovani sbandati pronti a dare la vita per emulare le gesta di capi camorra dall’alone mitologico.
Purtroppo in certe realtà complice l’ignoranza e la mancanza di occupazione le fasce più deboli della società sono ancora abbagliate dal fascino perverso di criminali senza scrupoli. Un’attrazione che le istituzioni dovrebbero combattere offrendo ai giovani concrete alternative alla strada, monitorandoli negli studi obbligatori e garantendogli supporti logistici per una sana aggregazione sociale.
Alfonso Maria Liguori