Narcotraffico, usura ed estorsioni: le mani del clan Cesarano su Salerno e sul suo porto

Si parlerebbe di riciclo di denaro sporco, in attività ristorative di lusso situate in zona, bar, eleganti pub, distributori di carburanti e super attrezzati stabilimenti balneari

porto di salerno clan cesaranoOltre al clan D’Alessandro anche il clan Cesarano punterebbe alla conquista malavitosa di Salerno. Lo scorso 12 marzo 112 kg di cocaina purissima sono stati sequestrati dalla guardia di finanza nel porto di Salerno: erano nascosti all’interno di un container che doveva trasportare banane.

Con ogni probabilità quella grossa partita di roba sarebbe da attribuire ad un acquisto fatto dai potenti clan sopracitati per monopolizzare il controllo dello spaccio di stupefacenti tra la provincia di Napoli e Salerno. In particolare i Cesarano, la storica fazione criminale retta dal super boss Ferdinando (Nanduccio ‘e Ponte Persica), starebbe lentamente ramificandosi tra il centro di Salerno e il lungomare che conduce verso Pontecagnano.

Si parlerebbe di riciclo di denaro sporco, in attività ristorative di lusso situate in zona, bar, eleganti pub, distributori di carburanti e super attrezzati stabilimenti balneari. Un dato che non meraviglierebbe più di tanto chi conosce la mentalità espansionistica del boss Ferdinando Cesarano che si era già diviso la periferia nord di Castellammare, Pompei e Scafati con i Loreto-Ridosso: un dato questo confermato dall’operazione condotta dai carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera che il 16 dicembre del 2016 eseguirono 16 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Salerno nei confronti di elementi di spicco degli stessi clan.

Agli imputati furono contestati a vario titolo i reati di estorsione, usura, lesioni, trasferimento fraudolento di valori, tutti aggravati dal metodo mafioso. La testimonianza di come il clan Cesarano si stesse espandendo verso Salerno stringendo alleanze di comodo con gruppi criminali minori ma meglio addentrati nel palcoscenico criminale indigeno. Una mossa che potrebbe presto portare la cosca a conquistare, criminalmente parlando, il porto di Salerno.

Il clan Cesarano e l’import-export di sostanze stupefacenti

Nodo cruciale delle attività camorristiche legate agli stupefacenti l’area portuale di Salerno nasconderebbe vere e proprie holding dell’import export della droga storicamente sotto l’influenza dei D’Alessandro. Un business che muoverebbe cifre da capogiro e che potrebbe indurre il clan Cesarano a tentare un’offensiva contro i temuti gruppi rivali creando una quinta colonna all’interno degli stessi: un piano ben articolo, ordito da menti malavitose acute che richiamerebbe in pieno la strategia più volte usata da Cesare in battaglia.

“Radio mala” parlerebbe di crescita sottobanco dei Cesarano e di appoggi eccellenti di cui godrebbe il clan all’interno della Salerno bene, nei salotti dei professionisti in vista della città e tra alcuni esponenti politici sempre del salernitano. Ipotesi che se confermata segnerebbe l’inizio di un nuovo capitolo criminale nella storia dei Cesarano, del clan retto da un boss talmente potente da respingere la Nco di Raffaele Cutolo e tenere testa alle dichiarazioni dell’ex boss Pasquale Galasso, principale accusatore da pentito di Ferdinando Cesarano.

Detenuto al 41 bis con fascicolo personale recitante “fine pena mai” Nanduccio ‘e Ponte Persica non si è mai pentito restando un mito per quanti ancora, confusi dall’ignoranza e dall’emarginazione sociale, credono nelle gesta epiche di uno degli ultimi grandi padrini di camorra.

Alfonso Maria Liguori

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano