Per la sua società di investimenti era Rafael Empire; per gli Scissionisti un gioiello inestimabile; un fantasma per le autorità, un narcos incensurato e mai intercettato; i criminali di mezzo mondo lo ritengono uno dei maggiori narcotrafficanti internazionali di cocaina; il capo de capos, il papa, Lello ‘o parente, Lelluccio ferrarelle, Lello di Ponte Persica: Raffaele Imperiale da Castellammare di Stabia.

E’ stato lui per vent’anni il deus ex machina del traffico di cocaina verso la Campania tuttora latitante, si presume, a Dubai negli Emirati Arabi, dove avrebbe vissuto negli ultimi anni. È il super boss divenuto celebre negli ultimi mesi per il ritrovamento, in casa dei suoi genitori al rione Annunziatella di Castellammare, di due Van Gogh restituiti al Museo di Amsterdam da dove furono rubati.


Quali segreti reca ancora con sé il ras che ha arricchito gli Scissionisti di Secondigliano e che ha cominciato il suo viaggio ai vertici del crimine dalla periferia di Castellammare di Stabia?

La condanna, i soci di Raffaele Imperiale: da dove siamo partiti

Tra gennaio e settembre 2016 guardia di finanza e Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) hanno messo nel mirino il gruppo di cui era a capo alla pari con Mario Cerrone. Dalle indagini di forze dell’ordine e magistratura è scaturita un’ordinanza di oltre 200 pagine firmata dal gip del Tribunale di Napoli Mario Morra e da lì una sentenza di condanna in primo grado per 8 imputati emessa a gennaio di quest’anno.

L’uomo chiave del narcotraffico internazionale è il figlio di un noto costruttore stabiese, droga-dda-napoli-1-1024x729ovvero colui che ha realizzato il “Parco Imperiale”, un rione che si trova al confine tra Castellammare di Stabia e Gragnano. Raffaele Imperiale ha cominciato la sua carriera come commerciante di acqua minerale ma i primi contatti con la camorra li ha avuti ad Amsterdam dove gestiva un “coffee shop” alla fine degli anni ’90.

Prima i Di Lauro, poi le armi per la faida

Qualche anno prima della faida che ha insanguinato le strade di Napoli, Imperiale avrebbe rifornito di erba le piazze di spaccio del clan Di Lauro e successivamente sarebbe diventato punto di riferimento per i rifornimenti di ecstasy prima e di cocaina dal Sudamerica poi, per i ras Cesare Pagano e Raffaele Amato. I pentiti hanno raccontato che nel 2004, all’inizio della faida tra gli Amato-Pagano e i Di Lauro, i boss scissionisti avrebbero chiesto ad Imperiale anche armi da guerra.




Un gruppo autonomo, quello Imperiale-Cerrone, ma strettamente legato agli Scissionisti tanto che Raffaele Imperiale è stato più volte segnalato dai collaboratori di giustizia nei covi di Gricignano, Melito, Mugnano e Quarto insieme ai vertici degli Amato-Pagano. Lo hanno indicato anche come un boss che avrebbe avuto a disposizione killer da poter inviare contro i Di Lauro.

Vita e morte all’ombra del Vesuvio

Prezioso, preziosissimo Lelluccio. Lontano dall’Italia, aveva in mano il potere di decidere la vita e la morte all’ombra del Vesuvio. “Nel 2011 volevamo assolutamente contattare questo Lello di Ponte Persica, un personaggio fondamentale. – ha raccontato un ex affiliato ad un gruppo scisso dagli Amato-Pagano – Era lui il principale fornitore di droga degli Amato-Pagano e rappresentava da tempo la loro carta vincente, era capace di garantire importazioni di cocaina per diverse tonnellate alla volta. Era lui la chiave del problema, colui che poteva determinare la svolta nei rapporti di forza. Portarlo dalla nostra parte significava acquisire il controllo della principale fonte di importazione della droga in Campania”.

Comunicazioni cifrate e nessun precedente

guardia-di-finanza-van-goghDeterminato e scaltro il narcos partenopeo, come si evince da due fattori fondamentali: il sistema cifrato che utilizzava per comunicare e l’assenza di precedenti penali. Un’ombra senza voce che appare a Quarto, gioca a carte con i latitanti, e poi scompare per riapparire a Barcellona al casinò al fianco degli altri boss, poi a Madrid, poi ad Amsterdam.


Lello era solito utilizzare, per le proprie comunicazioni, un sistema di cifratura Vpn rendendo impossibili le intercettazioni. Si tratta di una Rete Virtuale Privata (Virtual Private Network): un sistema che di solito viene utilizzato dalle aziende pubbliche per il trasferimento dei dati in maniera riservata verso i dipendenti che lavorano da casa.

“L’assenza di precedenti penali da parte di Raffaele Imperiale, – ha scritto il giudice nell’ordinanza – capo indiscusso di una delle più potenti organizzazioni internazionali dedite al traffico di stupefacenti, operativa da quasi vent’anni, è un dato che appare persino beffardo”.

Tarantella

In realtà il 12 luglio 2014, su ordine della polizia spagnola, Lelluccio Imperiale è stato arrestato a Dubai. Si tratta dell’operazione denominata “Tarantella” e, come hanno riportato i media spagnoli, Imperiale sarebbe stato il “capo de capos”, principale obiettivo del blitz che ha portato a 32 arresti.

Sarebbe stato conosciuto anche come “il Papa”, “il grande capo” e sia i camorristi italiani sia i cartelli colombiani ne avrebbero avuto grande paura e rispetto. Il blitz delle autorità spagnole, comunque, non ha dato grandi frutti tanto che Imperiale è ancora latitante a Dubai e molte di quelle persone arrestate sono state rilasciate pochi giorni dopo essere finite in manette.

Carichi diretti o indiretti. L’import-export dei fiori

Autorità spagnole ed italiane avevano nel mirino quell’immensa infrastruttura criminale e finanziaria radicata nei Paesi Bassi, in Spagna, nel Regno Unito, in Colombia, in Italia e nei paradisi fiscali. Un enorme business da decine di milioni di euro l’anno: unica mission l’importazione di polvere bianca dal Sudamerica e in particolare dalla Colombia. Il carico era “diretto” se arrivava in Spagna e poi via tir, grazie ad aziende di import-export di fiori, giungeva in Italia; “indiretto” se approdava in Africa e solo successivamente in Spagna.

Tutto incideva sul prezzo, sul costo della droga, sugli enormi profitti. Parliamo del “livello più alto – hanno sottolineato gli inquirenti – della catena di importazione e smercio dello stupefacente in grado, per decenni, di occupare una posizione quasi monopolistica per l’importazione della cocaina nella provincia di Napoli e, dunque, della Campania”.


Gli investimenti di Rafael Empire

Un impero costruito sul denaro sporco che bisognava ripulire. Come? Affidandosi ad un Dubaiesperto nel riciclaggio di enormi introiti, in particolare un professionista genovese che avrebbe gestito i guadagni non solo di Lelluccio ma di tutto il gruppo Imperiale-Cerrone. Sarebbero state create tre società: una immobiliare, con sede a Villanueva de la Canada, non lontano da Madrid; una specializzata in imbarcazioni sull’Isola di Man; una d’investimenti, a Dubai.

Ed è proprio nell’organigramma di quest’ultima azienda che Lelluccio da Castellammare si è dato lo pseudonimo, evocativo come non mai, di Rafael Empire. Pulire, investire, spendere, costruire e ricostruire.

“La migliore architetto del mondo”

Amante dell’arte e delle cose belle, la smania di grandezza di Imperiale non avrebbe avuto limiti, tanto che nel 2013 avrebbe provato a contattare l’architetto di fama mondiale Zaha Hadid (scomparsa nel 2016) per la costruzione di 10 ville a Dubai, ciascuna del valore di 20 milioni di dollari. Il particolare è emerso da alcune intercettazioni che hanno per protagonista il professionista genovese di cui sopra: “Mi devi cercare una donna di quelle, che mi ha fatto il nome ‘lui’. Dice che è la migliore architetto in questo momento nel mondo”.

Il fantasma in paradiso

Del resto, il denaro non è mai mancato da molti anni a questa parte a Raffaele Imperiale, l’ex proprietario di due dipinti di Van Gogh che voleva per sé l’architetto più famoso del mondo. Che si è fatto vivo con una memoria difensiva nel corso del rito abbreviato con la quale ha provato a spiegare la storia dei quadri ed ha formalmente “consegnato” tredici ville a Terracina, in provincia di Latina, dieci a Giugliano in Campania, un casolare nella periferia di Napoli, a Pianura, terreni in Campania, i due Van Gogh. Il giudice ha riconosciuto sia a Imperiale sia a Cerrone delle attenuanti proprio per questi motivi.

Rafael Empire a quattro mesi dalla condanna e ad oltre un anno dall’ordinanza a suo carico continua a restare un’ombra, che appare per un secondo, come quando teneva in mano le fila del narcotraffico di mezzo mondo, e che poi scompare subito dopo, ben nascosto nel paradiso dorato degli Emirati Arabi.

Francesco Ferrigno



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