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La ditta non paga il pizzo, la camorra manda a casa gli operai: estorsori arrestati a Secondigliano

pizzo secondiglianoLa ditta non paga il pizzo, la camorra manda a casa gli operai: estorsori arrestati a Secondigliano. Operazione antiracket dei carabinieri della stazione di Secondigliano tra viale delle Galassie e piazza Giovanni XXIII.




I militari hanno arrestato in flagranza per estorsione in concorso aggravata da finalità mafiose Luca Graf, un 30enne del viale Asteroidi, e Ivan Chianese, un 21enne del corso Secondigliano, entrambi già noti alle forze dell’ordine e ritenuti contigui al clan camorristico dei Cesarano operante nel controllo degli affari illeciti del quartiere, già facente parte della Alleanza di Secondigliano

Per 2 volte entrambi avevano cercato di parlare con un imprenditore edile mandando dei “guaglioni” in un cantiere della zona per la ristrutturazione di un palazzo. La prima volta gli emissari avevano chiesto del titolare e parlando con gli operai avevano lasciato il messaggio da consegnare “dovete andate a parlare… già sapete con chi…”.

Nel corso della seconda “visita”, nel frattempo nessuno era “andato a parlare”, gli operai sono stati bloccati, fatti scendere dalle impalcature, mandati a casa “non vi siete messi in regola! Non potete lavorare!”.

In entrambi i casi un bar di piazza Giovanni XXIII era stato indicato come luogo dell’appuntamento per risolvere la questione. I militari controllavano a distanza i movimenti intorno al cantiere edile e subito dopo hanno cominciato a monitorare anche i movimenti di Graf e Chianese nei pressi del bar.

La richiesta di pizzo: l’incontro al bar

Così sono riusciti ad accertare le “visite” al cantiere, il “caffè risolutore” al bar di piazza Giovanni XXIII, il pagamento del pizzo per evitare ritorsioni personali e per gli operai. Quando è stato bloccato in compagnia di Chianese che gli faceva da palo e guidatore dello scooter, Luca Graf era in possesso di 20 banconote da 50 euro.

Ha tentato di dire che i 1000 euro che aveva in tasca erano soldi suoi appena prelevati (non sapeva dire da quale banca o bancomat). Dopo le formalità di rito in caserma i 2 sono stati tradotti nel centro penitenziario di Secondigliano, a disposizione dei magistrati della direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Non si allenta la pressione delle forze di polizia contro l’odioso fenomeno del racket: come un cancro il costume camorristico estorsivo distrugge anni e anni di duri sacrifici gettando la vittima nel più cupo sconforto. Oggi grazie alle associazioni attive sul territorio, al lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura commercianti e imprenditori sanno di non essere più soli. Della serie: finalmente le istituzioni stanno reagendo con maggiore tempestività e concretezza all’offensive del sistema.

Alfonso Maria Liguori

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