Il pm Henry John Woodcock dovrà difendersi in sede disciplinare dall’accusa di aver violato il silenzio imposto dall’ordinamento giudiziario italiano.
Nello specifico la contestazione mossa al giudice napoletano sarebbe legata ad alcune dichiarazioni rilasciate dallo stesso al giornale La Repubblica il 13 aprile scorso nelle quali esprimeva opinioni personali sul modo di condurre l’inchiesta, nell’ambito della più ampia indagine sugli appalti Consip, a carico del capitano del Noe Giampaolo Scafarto da parte della Procura di Roma.
Due pagine a firma del procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo, titolare dell’azione disciplinare a carico dei magistrati, per chiarire i motivi di un provvedimento mosso contro uno dei magistrati più in vista della Procura di Napoli.
La vicenda che ha portato all’arresto per corruzione del noto imprenditore campano Alfredo Romeo continua a riservare colpi di scena: solo pochi giorni fa l’ex dirigente Consip Marco Gasparri aveva confermato le accuse contro Romeo al gip di Roma Gaspare Sturzo: “Ho preso 100 mila euro da Alfredo Romeo per garantirgli consigli e informazioni sulle gare bandite in Consip”.
Parole che inchioderebbero Romeo pronunciate dall’epoca direttore Sourcing Servizi e Utility, in pratica dal dirigente del settore che si occupa delle gare per l’acquisto dei servizi per tutte le amministrazioni. Gasparri grazie alla collaborazione con i giudici aveva evitato l’arresto: tra l’altro sarebbero venute meno le esigenze di custodia cautelare poiché lo stesso non avrebbe più ruoli operativi all’interno di Consip.
Henry John Woodcock e lo strappo da ricucire
Una brutta storia all’italiana, imbrogli e corruzione nelle grosse imprese che operano nel pubblico che rischia di mettere seriamente in crisi i rapporti tra la Procura di Napoli e quella di Roma, anche se l’impressione è quella che si tenti in ogni modo di ricucire lo strappo isolando il pm Henry John Woodcock, ovvero il magistrato che non avrebbe digerito il modo di procedere dei colleghi romani contro uno stimato ufficiale dell’Arma, già in passato titolare di inchieste delicatissime condotte con professionalità e trasparenza.
Intano Romeo resta in carcere: qualcuno già mormorerebbe di possibili dichiarazioni a sorpresa dell’imprenditore campano che potrebbero suscitare un terremoto all’interno di una vicenda giudiziaria che presenta ancora tanti lati oscuri.
Alfonso Maria Liguori