Omicidio del gioielliere a Marano: è caccia ai complici di Maurizio De Fenza

Si tratta del 31enne rintracciato ieri in una camera d'albergo di Ischia e sottoposto a fermo dai carabinieri di Giugliano

omicidio del gioielliere maranoOmicidio del gioielliere: Maurizio De Fenza non sarebbe entrato in azione da solo ma avrebbe avuto dei complici. Si tratta del 31enne rintracciato ieri in una camera d’albergo di Ischia e sottoposto a fermo dai carabinieri di Giugliano, su disposizione del pm di Napoli Nord Simone de Roxas, nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Salvatore Gala, il gioielliere di 43 anni ucciso la sera dell’8 maggio scorso con un colpo di pistola alla tempia nel suo negozio di via Merolla a Marano.




A Maurizio De Fenza, alias ‘o mamozio, sarebbero stati contestati i reati di omicidio e rapina in concorso, oltre al possesso illegale di armi (la pistola usata per uccidere Gala al momento non sarebbe stata trovata). Le attenzioni degli investigatori si stanno ora concentrando sul movente dell’omicidio, sebbene, almeno all’apparenza, gli indizi portino a pensare che si sia trattato di una rapina finita male.

Un dato è certo: De Fenza conosceva la vittima ed aveva con la stessa un rapporto di fiducia tale da non insospettirla al momento dell’arrivo in gioielleria. Gli 007 dell’Arma starebbero in queste ore indagando per identificare gli altri responsabili di quella che ormai sembra essere una rapina finita in tragedia. Gli inquirenti starebbero lavorando anche su un’altra ipotesi investigativa, ovvero su un tentativo di reazione da parte del gioielliere che forse non riteneva De Fenza in grado di ucciderlo.

Omicidio del Gioielliere: “Gala innamorato del suo lavoro”

Chi conosceva Gala lo definisce un uomo tranquillo e innamorato del suo lavoro. Un brutta vicenda che preoccupa e non poco i commercianti del posto. “Ormai non si sa più di chi fidarsi – ha dichiarato un esercente di Marano – e tragedie del genere non fanno che gettarci ulteriormente nel panico. Siamo nati e cresciuti in contesti particolari e può capitare che magari da bambini si sia interagito con persone che hanno intrapreso poi strade sbagliate. A volte basta dare troppa fiducia, credere nella sana amicizia di un tempo per finire morti ammazzati per mano di chi si reputava compagno”.

Parole forti che dovrebbero far riflettere e molto: ancora una volta emerge il disagio di chi vive certe realtà in cui spesso “bene e male” sono paradossalmente facce della stessa medaglia.

Alfonso Maria Liguori

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano