Si chiama “Blue whale” ed è un gioco ideato in Russia ma che si sta diffondendo a macchia d’olio in tutta Europa grazie alla Rete. Bambini e adolescenti, con età compresa tra i 9 e i 17 anni, vengono adescati ogni giorno dai “curatori” (coloro che danno le regole e decidono chi far entrare o meno all’interno dei forum) i quali riescono ad avere pieno controllo sulla vita di ogni singolo ragazzo. Questi sono costretti a portare a termine prove assurde e pericolosissime l’ultima delle quali porta inesorabilmente al suicidio.
Dopo il servizio delle Iene di ieri sera, in Italia non si parla d’altro. Nel territorio italiano, infatti, ci sarebbe stato il primo caso di suicidio dovuto proprio al gioco della “Balena Blu” (così chiamato perchè le balene spesso arrivano da sole a riva per morire). Un 15enne, a Livorno, si è lanciato da un palazzo di 16 piani senza un apparente motivo. Ma andiamo con ordine e ripercorriamo tutte le tappe di questo terribile gioco: dove nasce, in cosa è strutturato e soprattutto cosa c’è di vero.
“Blue whale”: un gioco che in Russia ha provocato 150 morti innocenti
Secondo le prime indagini, il gioco ha origine in Russia dove alcuni ragazzini vengono contatati tramite i social network più famosi del Paese. Si inizia quasi per gioco ma, con il passare del tempo, i “curatori” riescono a plasmare le menti dei giovani ragazzi dando inizio alle ostilità. In Russia sono morti circa 150 ragazzi tutti quanti con le stesse modalità: si sono lanciati nel vuoto dal palazzo più alto della propria città facendosi riprendere da un telefonino. Si, non è uno scherzo. I suicidi vengono ripresi per dare prova al “curatore” che tutto è andato per il meglio e che il ragazzo ha rispettato anche l’ultima regola, quella più assurda.
Il video viene fatto da un amico che verosimilmente è entrato a far parte della community. Viene mandato al curatore e spesso viene utilizzato per convincere altri ragazzi a compiere il folle gesto. Anche il 15enne livornese, dopo la visione dei filmati di videosorveglianza, si stava riprendendo con un telefonino prima di lanciarsi nel vuoto. Le ferite che sono state trovate sul corpo e allo stesso tempo gli ultimi comportamenti del giovane hanno portato gli inquirenti ad indagare su questo pseudo gioco “Blue whale” di origine russa.
50 regole per 50 giorni
Sono 50 le regole che ogni singolo ragazzo deve seguire per poter “vincere”. Quando il “curatore” ritiene l’adolescente pronto, dà inizio al gioco. Il primo giorno il “giocatore” deve incidersi sulla mano con il rasoio “f57” e inviare una foto al “curatore” come prova; il secondo giorno deve alzarsi alle 4.20 del mattino e guardare video psichedelici e dell’orrore inviati dagli organizzatori; il terzo giorno bisogna tagliarsi il braccio con un rasoio lungo le vene, ma non tagli troppo profondi. Solo tre tagli (anche in questo caso la foto al “curatore”); al quarto giorno bisogna disegnare una balena su un pezzo di carta e inviare una foto al curatore. Il quinto giorno forse è quello più importante: se si è pronti a “diventare una balena” bisogna incidersi “yes” su una gamba. “Se non lo siete tagliatevi molte volte. Dovete punirvi” direbbero i “curatori”.
Da questo momento in poi il gioco diventa più cruento con continue incisioni e violenze personali che il giocatore deve fare per continuare. Sono previsti anche incontri con altri giocatori, nel giorno 21. Fino al giorno 50, comunque, l’adolescente di turno viene costretto a guardare film horror e video reali di suicidi o di omicidi per plasmare la sua immaginazione per poi arrivare all’ultima tappa quando deve andare sul tetto di un palazzo, il più alto della città, e lasciarsi andare nel vuoto. Inoltre il giocatore ha l’obbligo di non parlare con nessuno per non mettere in pericolo la vita delle persone a loro care (per questo apparentemente risultano essere tutti ragazzi normali). Le regole di “Blue whale”, comunque, sono state ricostruite grazie ad alcune indagini e alle testimonianze dei ragazzi che, fortunatamente, hanno deciso di non continuare nella pratica.
Cosa c’è di vero in questo gioco
Fino a qualche mese, era presente molto scetticismo intorno questa faccenda tanto che anche il sito bufale.net aveva dedicato un articolo a riguardo. Pochi credevano all’esistenza di un vero e proprio gioco della morte ma dopo l’arresto di uno dei fondatori di “Blue whale” molti hanno cambiato idea. E’ opportuno chiarire un punto: in Italia non sono stati ancora registrati casi ufficiali di morte per questo gioco. La vicenda del 15enne di Livorno è ancora in fase di chiarimento. Le forze dell’ordine sono già a lavoro per verificare e per rendere sicure le reti italiane ma molto dipenderà anche dai genitori e dal controllo che ognuno dovrà avere dei social del proprio figlio. L’arresto di Philippe Budekin, come anticipato poco fa, è stato decisivo per le indagini.
L’arresto dell’ideatore
Si tratta di un 22enne russo che ha frequentato per tre anni la facoltà di Psicologia. Avrebbe dichiarato alla polizia russa che tutti i giovani che lui ha contattato “erano felici di andare a morire. Stavo facendo solo pulizia: queste persone deboli sarebbero state un problema per la nostra società”. Budekin, comunque, non sarebbe l’unico “curatore”: avrebbe dei colleghi anche in Inghilterra (dove i casi sono in aumento), in Francia e in Canada. Pazzi psicopatici che con un gioco stanno manipolando le menti di giovani e innocenti ragazzini sempre più vittime indifese della Rete oltre che vittime del cyberbullismo.
Gennaro Esposito