Parentopoli nella sanità. In merito alla delicata vicenda è stato ascoltato in Procura il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli componente della commissione Sanità.
“Sono stato ascoltato in Procura – ha precisato Borrelli – e ho fornito ai magistrati tutte le notizie in mio possesso, quelle che mi hanno permesso di creare un vero e proprio dossier, con tanto di nomi e cognomi, sulla presunta parentopoli nella sanità campana, che avevo inviato nei giorni scorsi alla Procura della Repubblica.
I magistrati, che ringrazio per la celerità con cui mi hanno convocato e ascoltato, accertino se e quali reati siano stati commessi perché è inaccettabile che qualcuno abbia potuto approfittare di parentele o amicizie per essere assunti nella sanità pubblica.
In attesa di fare chiarezza, appaiono ancor più inaccettabili i tentativi di stabilizzare le persone entrate nella sanità pubblica senza fare concorsi, ma solo perché reclutate dalle agenzie interinali senza alcun concorso pubblico che, per noi, resta la strada maestra per lavorare nel pubblico”.
Presunta parentopoli: si chiede di fare chiarezza
Le parole di Borelli appaiono chiarissime: trasparenza nelle modalità d’assunzione che, in relazione alla Sanità pubblica, devono necessariamente essere concorsuali. Ora la parola passa ai giudici: nelle loro mani tanti dati, nomi, date e circostanze specifiche contenuti in un dossier che potrebbe segnare l’inizio di un vero e proprio terremoto nella Sanità pubblica.
Una brutta vicenda quella della presunta parentopoli che segue di poco gli scandali che hanno travolto i principali nosocomi napoletani, tra medici impegnati a giocare a tennis pur risultando in servizio, infermieri assenti ma sulla carta presenti e in straordinario, primari abili a dirottare appalti importanti verso ditte riconducibili agli stessi.
Di tutto e di più in un settore delicatissimo che dovrebbe al contrario essere esempio di efficienza e concretezza per i cittadini. Il dato più avvilente è che la maggior parte delle persone intervistate dopo i fatti hanno commentato con disarmante semplicità: “Tanto si sapeva, dov’è la novità”.
Su questa drammatica affermazione dovrebbe riflettere l’intera classe politica nostrana ma in tutta onestà riteniamo molto improbabile che tale esame di coscienza possa essere realmente effettuato da chi ci governa.
Alfonso Maria Liguori