matteoInchiesta Consip, il caso della telefonata di Matteo Renzi al padre: “Sei stato a cena con Romeo?”.
“Mi sono permesso di ricordare a mio padre, un uomo che in vita sua non aveva mai visto un tribunale, fino a quando io non sono diventato premier, che ha la fedina penale pulita e non è abituato a questa pressione, che se sapeva qualcosa era bene che lo dicesse”.
Così Matteo Renzi, in diretta Facebook nel corso di “Matteorisponde”, ha spiegato come è andata la telefonata con il padre Tiziano alla vigilia dell’interrogatorio sul caso Consip in cui lo pregò di dire tutta la verità ai magistrati.
Nella telefonata del 2 marzo scorso, Matteo avrebbe detto al padre: “Devi dire nomi e cognomi ai magistrati”, domandando poi al genitore: “È vero che hai fatto una cena con Romeo?” (la telefonata in oggetto è trascritta nel libro del giornalista Marco Lillo — Di padre in figlio — riportato oggi dal “Fatto quotidiano” per cui la Procura di Roma ha aperto un nuovo fascicolo per violazione del segreto d’ufficio e pubblicazione arbitraria).
L’ex premier Renzi ha inoltre precisato: “Sono per la legalità e sono curioso di sapere perché qualcuno sta violando la legge e non siamo noi”. Chiaro il messaggio del buon Matteo che sempre su Facebook ha parlato di sciacallaggio mediatico e di come debbano ritenersi anche fortunati perché la stessa “inquisizione” è costata molto di più ad altri personaggi politici in passato.
Anche Federico Bagattini, legale di Tiziano Renzi, si è mostrato certo della condotta del suo assistito: “È tutto assolutamente in linea con la nostra difesa. Sono cose che abbiamo spiegato ai pm, sono stato io stesso prima dell’interrogatorio a fare pressione sia su Matteo sia su suo padre affinché dicesse tutto.
E Tiziano Renzi ai magistrati ha detto tutto. Nessun incontro con Alfredo Romeo, ma se poi sei abituato che ad ogni evento pubblico quando arrivi ci sono 5000 persone a cui stringi la mano ci vuole un po’ più di tempo a mettere a fuoco”.
Il “valzer” continua: così avevamo definito una vicenda che ha portato in carcere per corruzione il noto imprenditore campano Alfredo Romeo, che ha dato del bugiardo o quanto meno “distratto” a Giampaolo Scafarto, più volte encomiato ufficiale del Noe dei carabinieri e ha obbligato al silenzio, in seguito ad azione disciplinare, il pm di Napoli Henry John Woodcock.
Potremmo essere ancora alle battute iniziali di una lunga e complessa storia giudiziaria che potrebbe presto coinvolgere altri insospettabili esponenti dell’Italia che conta, tra politici, imprenditori ed esponenti delle istituzioni.
Alfonso Maria Liguori