Dalle prime ore di questa mattina i carabinieri del Ros hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli, nei confronti di 5 persone ritenute responsabili di concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio, minaccia e falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale, reati aggravati dalle finalità mafiose.
Gli indagati sono: Aniello Cesaro di 63 anni; Raffaele Cesaro di 62 anni; Antonio Di Guida di 53 anni; Pasquale Di Guida di 55 anni; Oliviero Giannella di 68 anni.
Il provvedimento trae origine da un’articolata indagine avviata nel 2015 dai carabinieri del Reparto Anticrimine di Napoli, con il coordinamento della Procura della Repubblica, che ha consentito di accertare le infiltrazioni del clan Polverino, egemone nell’area nord occidentale di Napoli, nella realizzazione del piano di insediamento produttivo del Comune di Marano, importante infrastruttura per il rilancio dell’economia locale che prevede lavori per 40 milioni di euro.
Documentato il patto tra il clan camorristico e i fratelli imprenditori Aniello e Raffaele Cesaro di Sant’Antimo, funzionale all’aggiudicazione dell’appalto attraverso intimidazioni mafiose e reimpiego delle ingenti risorse economiche provenienti dai traffici illeciti del clan.
Binomio tra imprenditori e clan
Un binomio quello tra gli imprenditori e i Polverino finalizzato nello specifico a imporre al sindaco di Marano dell’epoca una variante al piano regolatore per l’approvazione del Pip, determinare la nomina di un professionista di fiducia per redigere lo studio di fattibilità del Pip e predisporre tutti gli atti necessari per l’indizione e lo svolgimento della gara in modo da pilotarla a favore dei fratelli Cesaro, intimidire i proprietari dei terreni espropriati al fine di cedere alle pretese del cartello imprenditoriale-camorristico, predisporre mediante 2 professionisti, indagati in stato di libertà nel medesimo procedimento, una serie di atti e di certificazioni falsi relativi ai permessi per la realizzazione dei capannoni e delle opere di urbanizzazione, nonché per ottenere il collaudo tecnico-amministrativo provvisorio delle opere, esercitando indebite pressioni su pubblici funzionari per costringerli ad attestare falsamente la conformità dei lavori, assegnare a società di riferimento del clan Polverino i lavori di sbancamento e le forniture di materiali.
E’ scattato anche un sequestro per i Cesaro indagati
Contestualmente i carabinieri hanno eseguito un decreto di sequestro di beni immobili, partecipazioni societarie e rapporti finanziari per un valore di 70 milioni di euro. Nel corso delle indagini sono state evidenziate, oltre ai tentativi di inquinamento probatorio da parte degli indagati, numerose inadempienze contrattuali di tale gravità da determinare il 1 dicembre 2016 il sequestro preventivo delle opere di urbanizzazione, realizzate con il contributo pubblico di 4 milioni di euro, poste a servizio dell’area Pip essendosi ravvisato un pericolo per l’incolumità pubblica dovuto al mancato collaudo e alla pessima esecuzione delle opere della rete fognaria, idrica e elettrica mediante l’utilizzo di materiali difformi ed inferiori di qualità rispetto a quelli previsti.
Alfonso Maria Liguori