I 972mila 147 chilogrammi di spaghetti “made in Turkey” restano sequestrati. Lo ha deciso la Cassazione,
Il caso è scoppiato più un anno fa, quando la “Repubblica” parlò delle cento tonnellate di spaghetti “made in Turkey”, destinate in Africa vennero sequestrate al porto di Genova per violazioni del “made in Italy”.
La Cassazione ha confermato la violazione della normativa vigente atta a tutelare il “made in Italy”. Gli spaghetti in questione sono prodotti in Turchia per conto della società gragnanese “L. Garofalo”.
La Suprema Corte ha confermato le motivazioni mosse in precedenza dal Tribunale del riesame incentrate sulle “indicazioni fallaci apposte sulla pasta, tali da ingannare il consumatore sulla provenienza della merce e da integrare l’ipotesi penale”.
La scritta “made in Turkey” era poco vedibile e facilmente cancellabile, mentre era in bella vista il richiamo all’Italia e a Gragnano e al pastificio “L. Garofalo”.
La località di produzione degli spaghetti era collocata sotto la data di scadenza, poco leggibile e apposta con inchiostro diverso, facilmente rimuovibile.
La posizione del pastificio che produce gli spaghetti “made in Turkey”
L’amministratore delegato del pastificio “L. Garofalo” ha sostenuto che la pasta sequestrata non è destinata al mercato italiano, bensì a quello africano e che il marchio appartiene a un’altra linea sempre del pastificio Garofalo.
Non si parla della Pasta Garofalo presente sugli scaffali della grande distribuzione, bensì della pasta “Santa Lucia”, destinata proprio al mercato africano.
La difesa ha sottolineato che non si tratta di una qualità inferiore di prodotto, ma di uno stock destinato a un mercato non italiano.
L’ad Massimo Menna ha continuato sostenendo che non era stato commesso alcun illecito penale perché la pasta non era per il mercato europeo, erano spaghetti in transito da un paese straniero ad altro paese, entrambi extracomunitari, con scalo a Genova solo per questioni tecniche per l’imbarco delle merci verso l’Atlantico.
Le spiegazioni dei giudici liguri confermate dalla Cassazione
Fondamentale nella decisione di confermare il sequestro degli spaghetti “made in Turkey” è stata la “effettiva introduzione almeno temporanea nel territorio italiano, anche risultando la commercializzazione da parte del pastificio Garofalo con sede a Gragnano proprio dalla fattura emessa in favore della ditta francese ‘Franco Africanine del Negoce sas’ con sede a Parigi.
Inoltre “il magazzino dove era temporaneamente custodita la merce sequestrata si trova nell’area doganale e quindi in territorio italiano” pertanto – afferma la Cassazione – “anche la presenza temporanea della merce, ancorché destinata all’estero, appare condotta idonea a integrare l’importazione, nel senso di introduzione, della stessa nel territorio italiano”.