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Pomigliano celebra il 150esimo anniversario della morte di Carlo Poerio

convegno carlo PoerioOggi, in occasione del 150esimo anniversario della morte di Carlo Poerio (nella foto) a Pomigliano d’Arco, città cara al patriota partenopeo e dove tutt’ora riposano le sue spoglie presso la Cappella Imbriani Poerio, dichiarata Monumento Nazionale con R. D. n.° 65 del 23 gennaio 1930, si terrà un convegno commemorativo.

Nato nel 1803 seguì il padre nell’esilio in Toscana, in Francia, in Inghilterra, e tornato a Napoli si dedicò alla carriera giuridica. Di ispirazione liberale moderno, avverso ai moti mazziniani, fu tuttavia arrestato ben tre volte, ma subito liberato. Ai primi del 1848 partecipò alle agitazioni che portarono alla concessione della Costituzione, e ricoprì vari incarichi, tra cui quello di Ministro dell’Istruzione.




Si dimise dopo i fatti del 15 maggio, da lui deprecati, conservando tuttavia fiducia nella possibilità di un regime liberale con Ferdinando II. Ma nel 1849 fu condannato a 24 anni di lavori forzati, e ne scontò dieci, finché, graziato fu esiliato in America, riuscendo però a sbarcare in Irlanda. Divenne successivamente deputato subalpino e poi dopo l’unità deputato del Regno.

In memoria di Carlo Poerio: appuntamento al Feltrinelli Point

Presso la sala conferenza sita al secondo piano del caffè letterario Distilleria/Feltrinelli point, in via Roma, alle ore 18 e 30, dopo i saluti delle autorità, il vicesindaco Elvira Romano, l’assessore alla cultura Franco Trotta ed il presidente della “Fondazione Imbriani” Elia Caiazzo, lo storico Ferdinando Esposito terrà un intervento introduttivo.
A seguire la parola ai professori Eugenio Capozzi, dell’Università Suor Orsola Benincasa, Aniello Cimitile, dell’Università del Sannio, Luigi Musella, della Università Federico II ed infine Denys V. Reidy, della British Library.

Una occasione per ricordare l’eroico personaggio, dal vivissimo ingegno, dalla grande tenacia e dallo spirito proteiforme che diede grande contributo alla unificazione del nostro Paese.

Giovanni Di Rubba

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