A sentir certi interventi sembrava tutto deciso, si sarebbe dovuto votare il 24 di settembre. Il sistema tedesco pareva avesse messo tutti d’accordo. Quasi tutti, in verità. La soglia di sbarramento al cinque per cento non poteva essere accettata dai piccoli partiti che da protagonisti oggi, vedi Alfano, si sarebbero potuti ritrovare “fuori gioco” domani. Oltre a minacciare, i partitini, hanno poco da fare se non pensare ad aggregazioni elettorali future, sempre complesse però. Quando sei stato artefice di maggioranze governative, e questo ti ha consentito incarichi ministeriali di primo piano, il doverti sommare ad altri per entrare a Montecitorio o a Palazzo Madama non è piacevole. A parte i rischi grossi che si possono correre per riuscire ad entrare in quei sacri – soprattutto ambiti – palazzi della politica. Ma tant’è.
Berlusconi, Renzi, Grillo e company, ma anche il leghista nazionale e non più padano Salvini, sul “tedeschellum” o “germanellum” italico avevano dato il loro ok, con calcoli elettorali in certi casi opposti tra loro. Salvini è convinto che più presto si andrà a votare e più avrà dalle urne un consenso nazional-popolare, alla faccia di Berlusconi. Lui, Salvini, insieme alla sorella-fratello d’Italia Meloni, è sicuro che surclassera’ l’ex Cav., dandogli una lezione storica, alla faccia delle critiche che un giorno sì e l’altro pure gli muove il padre fondatore Bossi. Meno convinta è Giorgia Meloni che non potrà più giocare in proprio ma dovrà legarsi al carro salviniano per tornare in Parlamento con i suoi fratelli… d’Italia.
Grillo, Casaleggio, Di Maio sono certi che il momento giusto è arrivato per raddrizzare l’Italia con l’occupazione, pacifica per elezioni vinte, di palazzo Chigi. All’interno del MoVimento però le perplessità sono aumentate, la solita Taverna insieme a Fico se ne sono fatti portavoce, ma il punto per i vertici è riuscire a votare subito. Le designazioni dall’alto, la mancanza di preferenze, il pasticcio dei collegi uninominali fanno storcere il naso a molti ma Grillo alza la voce e zittisce i dissidenti che non si rendono conto della situazione. Per lui, il garante, la cosa importante è andare alle urne il più presto possibile per evitare che l’attuale momento magico di crisi del Pd ma anche di Berlusconi possa mutare.
La situazione del Pd è complessa. È vero che il Berlusca e Renzi pensano all’inciucio post elezioni, ma entrambi i partiti sono in difficoltà. In campagna elettorale gli avversari di Renzi e del presidente di Forza Italia si accaniranno per dimostrare la perdita dell’identità originaria delle due forze politiche. Già Angelino Alfano, con il fiele dello sbarramento del cinque per cento in bocca, ha svelato le manovre del solito Renzi per mandare a casa il presidente del Consiglio Gentiloni.
I sostenitori di Berlusconi ritengono che l’ex Cav. una volta sceso in campagna elettorale farà spostare la bilancia delle preferenze del 10 per cento in più rispetto a quello che il partito prenderebbe senza di lui. Che Silvio da Arcore ha una buona influenza mediatica sull’elettorato è cosa nota. Meno scontata è la situazione che lo vede spostato su posizioni renziane – così Salvini e Meloni lo fanno apparire – anche se lui nega eppoi rinnega.
Certo, né a Berlusconi che a Renzi giova l’idea di un nuovo patto del Nazzareno. In campagna elettorale faranno di tutto per differenziarsi. Dopo il voto però sarà un’altra storia. Con chi si potrà alleare l’ex presidente del Consiglio? Con Grillo? A lui, al Matteo gigliato, andrebbe benissimo ma il MoVimento, per il momento, l’alleanza di governo non l’ha prevista con nessuno: “meglio soli che male accompagnati”.
L’irrefrenabile voglia di voto ha portato a qualche aggiustamento dell’ultima ora in commissione della legge elettorale. Saranno ridotti i collegi uninominali e aumenteranno le circoscrizioni. Ciò eviterà il pasticcio dei vincenti nei collegi che poi non vengono eletti.
Insomma, con gli ultimissimi ritocchi ora tutto sembra pronto per l’apertura delle urne. Tedeschellum, germanellum o cazzatellum, secondo gli esclusi del 5 per cento, la legge ci sarà. Niente è scontato pero’ su chi salirà a Palazzo Chigi. Di nuovo Gentiloni con un governo di unità nazionale? Renzi con il patto Pd – Forza Italia? Un governo tecnico alla Monti per salvare il salvabile? Oppure Grillo? Qualche preoccupazione serpeggia nelle forze politiche, come ai tempi delle elezioni a Roma Capitale.
Elia Fiorillo