Era il 10 giugno 1985. Torre Annunziata si era risvegliata con una notizia importante: era stato arrestato il boss Valentino Gionta, capo dell’omonimo clan che operava nel territorio oplontino. Un giovane cronista de “Il Mattino”, proprio in questa giornata, pubblicò un articolo con i dettagli dell’operazione descrivendo i nuovi equilibri della camorra torrese. Parlava dei Gionta, dei Nuvoletta e dei Bardellino: tutte cosche attive tra Torre Annunziata e Napoli. Un articolo come tanti altri ma che gli costò la vita: fu questo il movente per l’uccisione di Giancarlo Siani, quando aveva solamente 26 anni.
32 anni dopo quella pubblicazione, il ricordo del giornalista di Napoli, ma corrispondente de “Il Mattino” a Torre Annunziata, è ancora vivo. Siani aveva descritto i nuovi equilibri dei clan napoletani, grazie alle confidenze di un amico carabiniere: Valentino Gionta era stato arrestato perchè venne “scaricato” dai Nuvoletta e dai Bardellino. In modo particolare, la prima cosca aveva deciso di spodestare il capo dei Valentini. L’unico modo per riuscirci era venderlo alle forze dell’ordine: non a caso venne arrestato a Marano, territorio sotto il controllo dei Nuvoletta (suoi alleati).
La camorra napoletana non poteva accettare un simile attacco in un periodo così delicato. Bisognava agire ed è per questo motivo che Felice Nuvoletta e Luigi Baccante decisero di eliminare Giancarlo Siani, una voce scomoda della stampa italiana. I due clan in questione non potevano sfigurare agli occhi di Cosa Nostra e degli altri boss partenopei: un tradimento del genere non era accettato dal codice d’onore della criminalità. I Nuvoletta avevano deciso di consegnare Gionta per ottenere un patto di non belligeranza con i Bardellino ma l’articolo di Siani rovinò i loro piani. Anche se Valentino Gionta si era opposto, nell’estate del 1985 si decise di uccidere il cronista lontano da Torre Annunziata per depistare le indagini degli investigatori.
L’omicidio
Giancarlo Siani, come tutte le sere, stava tornando nel quartiere Arenella a Napoli. Di ritorno dopo una giornata di lavoro a Torre Annunziata (nella redazione di provincia di Castellammare di Stabia), fu ucciso il 23 settembre sotto casa da due sicari. Venne raggiunto da dieci colpi alla testa mentre era ancora seduto in auto, nella sua Mehari Verde. Solamente nel 1997, dodici anni dopo l’omicidio, i mandanti e gli esecutori furono condannati.
Il ricordo a Torre Annunziata
Torre Annunziata non ha mai dimenticato il cronista napoletano. Ogni anno, diverse manifestazioni e convegni vengono organizzati in suo onore. Anche una scuola elementare è stata dedicata proprio a Giancarlo Siani. In occasione del trentesimo anniversario della sua morte, il Comune di Torre Annunziata ospitò per una passeggiata la famosa Mehari Verde del giornalista che ritornò a percorrere le strade oplontine come quando Giancarlo era ancora vivo.
Gennaro Esposito