Ha deciso di consegnarsi, a sorpresa, il 47enne Raffaele Cafiero di Castellammare di Stabia, ras del clan “Cesarano” di Ponte Persica. L’uomo riuscì a sfuggire al blitz della scorsa settimana quando furono emesse ben otto ordinanza di custodia cautelare dal gip di Torre Annunziata contro alcuni esponenti della cosca che opera nella periferia nord stabiese. Cafiero dovrà scontare in carcere 8 anni e 8 mesi dopo la condanna arrivata nel processo “Easy Mail”.
L’uomo ha deciso di interrompere la sua latitanza consegnandosi ai carabinieri della stazione di Pagani. Dopo le formalità di rito, è stato trasferito al carcere di Poggioreale dove ha iniziato a scontare la sua lunga condanna. All’appello, al momento, manca solo Francesco Solimente, aliasi “acquaiolo”, il quale è irreperibile dalla scorsa settimana. Il clan “Cesarano”, comunque, è stato colpito duramente dalla magistratura: nel processo “Easy Mail”, in totale arrivarono oltre 100 anni di carcere per alcuni affiliati che gestivano le estorsioni nel mercato dei fiori di Castellammare.
Chi è Raffaele Cafiero?
Raffaele Cafiero è uno dei volti noti della criminalità stabiese: è il cognato di Nicola Esposito, alias o’ mostro, considerato il vero reggente della cosca di Castellammare. Quest’ultimo è attualmente detenuto dove sta scontando la sua condanna. I “Cesarano”, quindi, sono stati completamente decimati dopo gli ultimi arresti.
Il verdetto della Cassazione
I carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata e delle compagnie di Castellammare e Castello di Cisterna, settimana scorsa, diedero esecuzione a 8 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Torre Annunziata. Il provvedimento è stato emesso dopo il rigetto da parte della Corte di Cassazione del ricorso presentato dagli indagati a una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli. La sentenza è divenuta irrevocabile: gli arrestati hanno riportato condanne dai 4 anni agli 8 anni e 8 mesi e sono stati riconosciuti appartenenti al clan camorristico “Cesarano”, operante tra Castellammare di Stabia e Pompei.
L’indagine prese le mosse nell’ottobre 2008 a seguito del duplice omicidio a Gragnano di Carmine D’Antuono e Federico Donnarumma, ritenuti appartenenti al clan “Di Martino”. Inoltre tra gli arrestati rientra un ex agente della polizia penitenziaria che insieme a un collega, nella casa circondariale di Civitavecchia (Rm), dietro compenso faceva pervenire lettere e cellulari ad alcuni detenuti appartenenti al clan. Entrambe le guardie carcerarie sono state condannate e radiate. Dopo le formalità gli arrestati sono stati tradotti nelle case circondariali di Secondigliano e al carcere di Salerno Fuorni.