Secondo Graviano la colpa di D’Alessio era quella di aver rifiutato di cantare per suo figlio. “Graviano – si legge negli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia – racconta che quando il figlio fece la prima comunione, nel 2006, e lui si trovava nel carcere di Spoleto, il ragazzo gli chiese se poteva ingaggiare Gigi D’Alessio, il quale, dopo avergli dato la disponibilità, rifiutò l’invito perché seppe chi era lui”.
L’ufficio stampa dell’artista esclude qualunque trattativa e, di conseguenza, che D’Alessio possa aver accettato l’ingaggio anche solo temporaneamente: “Nel 2006 erano già dieci anni che Gigi D’Alessio non cantava più a cerimonie o a feste private: già dal ’97 riempiva stadi e palazzetti dello sport. Evidentemente qualcuno ha usato il suo nome impropriamente, forse anche a titolo di suo manager, ma comunque all’oscuro di Gigi D’Alessio”.
Le intercettazioni a Graviano, captate dagli uomini del centro operativo DIA di Palermo, sono andate avanti dal marzo 2016 all’aprile 2017. L’ex capo del mandamento Brancaccio-Ciaculli è un fiume in piena nelle sue confessioni durante il passeggio in carcere: dalla cortesia che gli avrebbe chiesto Berlusconi e che la Procura interpreta come un possibile riferimento alle stragi, alle critiche all’Antimafia.
“Ora se tu vedi in Sicilia è diventata una vergogna… tutti questi dell’antimafia. Ti ricordi quello della Confindustria, Montante… lo chiamano dieci pentiti” : recita così un altro passaggio della conversazione tra Graviano e Adinolfi. Il ras di Brancaccio parla di Antonello Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia, indagato a Caltanissetta per concorso in associazione mafiosa.
Graviano chiama in causa anche il giudice Silvana Saguto, indagata per corruzione e sospesa dalle funzioni, e il presidente dell’Antiracket di Castellammare del Golfo vicino al latitante Matteo Messina Denaro. Una vicenda ancora da chiarire che però non coinvolgerebbe, come ha precisato l’ufficio stampa dell’artista, Gigi d’Alessio in alcun modo.
Alfonso Maria Liguori