Quello che sta accadendo a Torre Annunziata in questo prolungato periodo di campagna elettorale potrebbe essere definito, secondo una riflessione di Papa Francesco un caso tipico di Corruzione che “è il cancro che ci consuma”. Scrive Francesco nella prefazione al libro “Corrosione”, del Cardinale Turkson: “La corruzione nella sua radice etimologica, definisce una lacerazione , una rottura, una decomposizione e disintegrazione. Sia come stato interiore sia come Stato sociale”.

La cronaca ci racconta che è partita tra alte concentrazioni di veleni, la contesa del ballottaggio tra Ascione e Alfieri per eleggere  domenica 25 giugno il nuovo Sindaco di Torre Annunziata. Non è ancora stata eletta la futura amministrazione comunale di Torre Annunziata e pubblicamente o nei luoghi della propaganda elettorale si stanno già usando gli argomenti e il vocabolario peggiore della politica. Dai brogli alle sollecitazioni di avviare indagini, dai precedenti penali di candidati al mercato dei voti in cambio di promesse di posti di lavoro, tra presunti favorevoli alla seconda foce del Sarno e contrari, sono questi gli argomenti più gettonati. Intanto, già prima del voto di domenica 11 giugno, la commissione antimafia rese noto l’attività di “osservazione delle liste elettorali” (e con quale risultato?) da parte del Ministero dell’Interno.

Secondo il Papa la corruzione è “La peggiore piaga sociale, perché genera gravissimi problemi e crimini”. Francesco è ancora più preciso quando si pone alcune cruciali domande: “Cosa c’è all’origine del degrado e del mancato sviluppo? Cosa, all’origine del traffico di persone, di armi, di droga? Cosa, all’origine dell’ingiustizia sociale e della mortificazione del merito? Cosa, all’origine dell’assenza dei servizi per le persone? Cosa, alla radice della schiavitù, della disoccupazione, dell’incuria delle città, dei beni comuni e della natura? Cosa, insomma, logora il diritto fondamentale dell’essere umano e l’integrità dell’ambiente?” Secondo il Santo Padre la risposta è precisa: “La corruzione, che infatti è l’arma, è il linguaggio più comune anche delle mafie e delle organizzazioni criminali nel mondo. Per questo, essa è un processo di morte che dà linfa alla cultura di morte delle mafie e delle organizzazioni criminali”. Insomma c’è tanto da riflettere per tutti noi, senza chiuderla con un’alzata di spalle e un non tanto velato “ma chi se ne frega!”.

E no, smettetela!”, siamo forse tentati di dire quasi tutti, scagliandoci soprattutto contro “certi giornali”. La domanda: “È solo fango o veramente non è ancora cambiato nulla in meglio?” L’ipotesi del “nulla è cambiato” va respinta subito. Ma non per difesa di principio della “dignità di un popolo” e “dell’immagine della città”. Può essere respinta subito solo con un’assunzione di responsabilità diretta da parte dei candidati sindaco (oggi e prima ancora di altre istituzioni di controllo), gli unici garanti in campagna elettorale e dopo, quando si amministrerà la città, della compatibilità e della correttezza dei comportamenti di candidati, eletti, esponenti del proprio schieramento e futuri amministratori.

Antonio Irlando

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