Castellammare. “Io ti vengo a prendere fino a casa insieme a mia moglie e poi ti facciamo vedere noi come ci dai i soldi. Tu i soldi me li devi dare e continuerai a darmeli perché non sai con chi hai a che fare”. E ancora: “Io ti devo uccidere, ti devo aprire la testa. Stai pronta per andare in ospedale, voglio sapere dove stai, ti devo uccidere”. Sono alcune delle minacce degli strozzini nei confronti delle vittime, tra cui un’invalida civile e un’anziana donna. Veri e propri incubi in cui le donne erano imprigionate: a fronte di un prestito di 3mila euro, la vecchietta era costretta a consegnare agli usurai 400 euro al mese. Ricevendo 590 euro di pensione doveva vivere nella completa indigenza con soli 190 euro e per pochi giorni di ritardo nei pagamenti veniva minacciata, insultata, malmenata dagli aguzzini.
Vessazioni e violenza, minacce di morte, vittime che si trasformano in spietati aguzzini, proposte di usura su usura per estinguere il primo prestito, un netturbino-usuraio che incontra i debitori a bordo del mezzo per la raccolta dei rifiuti.
L’usura a Castellammare era un affare di famiglia
Sono terribili i retroscena dell’inchiesta antiusura Money Family condotta dai carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia e dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata che ieri ha portato all’esecuzione di 5 misure cautelari, 3 persone in carcere e 2 con divieto di dimora in città, con le accuse a vario titolo di usura, estorsioni e violenze fisiche. In carcere sono finiti Bartolomeo Schettino di 47 anni; i coniugi Salvatore Luminoso di 60 anni e Anna Schettino di 57 anni. Divieto di dimora a Castellammare per Rosaria Luminoso di 29 anni, figlia della coppia; Carmela Schettino di 36 anni.
La denuncia dell’invalida civile
Il giro di usura è stato scoperchiato grazie alla denuncia di una delle vittime. Quest’ultima si è rivolta ai carabinieri dopo che per circa 2 anni aveva continuato a pagare gli strozzini. Nell’aprile del 2014 aveva chiesto agli usurai un prestito di 1100 euro per comprare un ciclomotore necessario per muoversi vista la sua condizione di invalida civile. Il prestito le era stato concesso dietro l’impegno a corrispondere la somma mensile di 250 euro a titolo d’interessi sino alla restituzione del capitale in un’unica formula. Insomma, nei fatti un prestito infinito. Dopo due anni, quando la vittima non è più riuscita a coprire gli interessi, sono cominciate le minacce di morte e i tentativi di aggressione.
Leader e sottoposti: da vittime ad aguzzini
Dal racconto della donna disperata, e grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché a perquisizioni domiciliari, i carabinieri hanno ricostruito buona parte del giro di usura. Il “leader della cellula criminale” sarebbe Bartolomeo Schettino. Ai suoi ordini i restanti del gruppo. I coniugi da debitori di Bartolomeo (Anna Schettino è sua cugina) si sarebbero trasformati in procacciatori di clienti ed esattori. Il leader li aveva in pugno, pare, tramite cambiali e assegni che minacciava di mettere in pagamento, tanto che pretendeva dalla coppia le rate mancanti se un debitore presentato dai coniugi saltava un pagamento. Le altre donne incontravano i debitori, sollecitavano i pagamenti ed aggiornavano giorno per giorno Bartolomeo.
Tre vittime (per il momento)
Tre le vittime individuate, almeno per il momento, dai militari: tutte sottoposte ad un regime di interessi usurai che andavano dal 160 ad oltre il 270% annui. Una di esse sarebbe stata schiaffeggiata e poi aggredita in un supermercato, sbattuta violentemente contro un frigorifero. Gli strozzini avevano il pieno controllo delle vittime e chiedevano l’accesso a bancomat, pretendevano il completo versamento dei rimborsi del 730 nel caso dell’anziana.
L’incredibile vicenda della nonnina
La vicenda della nonnina, residente nella periferia di Castellammare, è terribile. Mese dopo mese era costretta a versare gran parte della pensione agli strozzini. Poche ore di ritardo causavano le ire degli indagati: “Ora che vengo io vado fino a sopra, la prendo e la butto di sotto”. La donna, vedova, si era rifugiata per qualche giorno a casa della figlia, fuori città, ma a nulla era servito. Ogni giorno ed ogni ora veniva perseguitata con minacce telefoniche: irripetibili gli epiteti contenuti nelle carte dell’inchiesta. La donna era in uno stato di totale sottomissione secondo gli investigatori.
“Dammi i documenti”
Tanto che sembrerebbe che gli stessi aguzzini si erano adoperati per la presentazione del suo modello 730, appropriandosi dell’intero rimborso dell’Erario. “Non ti preoccupare, tra un’ora sto sopra da te se pure per dire non mi apri io faccio aprire da qualcuno. La prima cosa dammi i documenti e domani mi dai i soldi, vedi tu cosa vuoi fare”.
Usura su usura
In altri casi i “sottoposti” di Bartolomeo proponevano alle vittime qualcosa che ha dell’incredibile: un nuovo prestito per estinguere il primo. Usura su usura, a patto che i beneficiari consegnassero loro bancomat o libretti, in modo tale da essere sicuri di riscuotere ogni mese gli interessi.
“Senza il minimo senso di umanità”
Pesantissimo il quadro indiziario a carico degli indagati. Gli esattori agiscono, ha scritto il gip di Torre Annunziata Giovanni De Angelis, “con pervicacia e senza il minimo senso di umanità”. “Occorre – ha continuato il gip – arrestare le rapaci pretese degli strozzini, che hanno ridotto alla loro mercé le vittime con pesanti riflessi sulla loro quotidianità e sulle stesse possibilità di sopravvivenza”.
Dalle indagini è emerso che le vittime del giro di usura sarebbero molte più di tre, come scaturito dagli appunti trovati in casa degli strozzini e dalle intercettazioni. Vittime che a questo punto potrebbero trovare da un momento all’altro il coraggio di farsi avanti per uscire definitivamente da un tunnel lunghissimo e oscuro.
Francesco Ferrigno