Finisce nel peggiore dei modi la vicenda dello stupro ai danni di una 15enne che sconvolse l’opinione pubblica regionale. L’episodio si realizzò a Pimonte dove la ragazza in questione venne violentata dal suo ragazzo e dai suoi amici in un capanno abbandonato fuori città.
La ricostruzione
A dare la notizia della sua fuga, il Garante dell’Infanzia della Regione Campania, Cesare Romano che ha spiegato: “Circa un anno fa la comunità di Pimonte è stata sconvolta dalla terribile vicenda che ha avuto come protagonista una ragazza di appena 15 anni che è stata per più di un mese abusata sessualmente da 12 coetanei, tra cui il fidanzato. Una situazione che ha destabilizzato psicologicamente la minore e la sua famiglia che con coraggio hanno trovato la forza di denunciare l’accaduto”.
“All’indomani della notizia – continua Romano -, molti gridavano allo scandalo stigmatizzando l’accaduto e sollecitando le Istituzioni locali e regionali perché adottassero le iniziative necessarie a proteggere la minore e a sensibilizzare gli adolescenti di Pimonte per stimolare una condanna collettiva dell’accaduto. Sono costretto a constatare, purtroppo, che non si è fatto abbastanza per assicurare protezione alla giovane. Difatti i continui schemi e l’esclusione sociale che la ragazza ha dovuto subire hanno aggravato il suo disagio piscologico al punto che la famiglia ha deciso di abbandonare il paese di Pimonte e ritrasferirsi in Germania dove, forse, la minore e la sua famiglia potranno riacquistare la tranquillità di cui ha bisogno”.
L’attacco di Romano
Durissimo l’attacco di Romano: “Oggi quindi, chi ha avuto il coraggio di denunciare è costretto ad abbandonare la comunità dove era rientrato con entusiasmo e dopo tanti sacrifici, mentre gli autori dei fatti denunciati, che sono stati messi alla prova nello stesso comune, continueranno a scorrazzare indisturbati. Questo il modello per i nostri giovani? Questa la giustizia? Questa la protezione?
Pertanto, voglio denunciare l’insensibilità istituzionale dimostrata da chi ne aveva assunto impegno, di interessare gli organi giudiziari sull’epilogo della vicenda e di voler recuperare un più attento protagonismo nell’accompagnare, almeno in questa ultima fase, la minore e la sua famiglia”.