Sequestro da 10 milioni di euro per il boss deceduto Francesco Mallardo

A seguito delle investigazioni svolte dal reparto del corpo, il ras, considerato la “mente” del business della speculazione edilizia giuglianese, era stato condannato a 24 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione

Nella giornata odierna, il nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Napoli ha sequestrato un patrimonio illecito del valore complessivo di oltre 10 milioni di euro riconducibile a Feliciano Mallardo (deceduto) ritenuto il capo indiscusso dell’omonimo sodalizio.

Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Napoli – sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione – su proposta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli ed ha riguardato beni mobili, immobili e quote societarie in capo agli eredi del boss.




Il destinatario della misura di prevenzione patrimoniale che, dopo l’arresto di Giuseppe e Francesco Mallardo, aveva preso il comando dell’organizzazione criminale, era stato catturato dal Gico di Napoli il 10 maggio 2011 ed è deceduto il 27 maggio 2015, mentre si trovava sottoposto al regime di carcere duro del “41bis”.

A seguito delle investigazioni svolte dal reparto del corpo, il ras, considerato la “mente” del business della speculazione edilizia giuglianese, era stato condannato a 24 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione.

Il Gico di Napoli, valorizzando l’enorme mole di risultanze investigative acquisite nel corso degli anni e sviluppando le correlate indagini di natura economico-patrimoniale, è riuscito a ricostruire l’intero compendio patrimoniale illecitamente accumulato – oggi in capo ai più stretti familiari dell’estinto, nonché suoi eredi – direttamente o indirettamente riconducibile al boss, anche attraverso soggetti terzi “prestanome”.

Tra i beni sottoposti a provvedimento ablatorio, si segnalano numerose unità immobiliari, tra cui ville ed appartamenti di pregio, utilizzati quali dimore del capo clan e dei suoi familiari, alcune imprese operanti nel settore edile ed assicurativo, nonché numeri orologi, gioielli e preziosi, già cautelati in sede penale al tempo della cattura del boss.

Alfonso Maria Liguori

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