Controlli a tappeto per la movida di Napoli: controllate centinaia di persone

A preoccupare di più gli operatori di polizia proprio la microcriminalità

movida di chiaiaNel corso del fine settimana, gli agenti della Polizia di Stato, congiuntamente ai militari dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, nonché gli agenti della Polizia Locale, hanno effettuato un servizio straordinario di controllo del territorio alla movida che si sviluppa dinnanzi agli chalet di Mergellina. Nel corso del servizio, la Polizia di Stato ha impiegato pattuglie di “Volanti”, “Nibbio” e “Falchi” realizzando un’incisiva azione di prevenzione e controllo da Largo Sermoneta a Piazza Sannazzaro nel corso della quale sono state controllate centinaia di persone e sequestrati 20 ciclomotori.




Giro di vite da parte delle forze dell’ordine in una delle zone più in di Napoli: l’intento è quello di garantire sicurezza a turisti e residenti evitando nel contempo che baby gang si scatenino arrecando danni a persone o cose come è spesso accaduto negli ultimi mesi. A preoccupare di più gli operatori di polizia proprio la microcriminalità: diffusissima e profondamente radicata sul territorio questa piaga mai debellata in città arreca più danni alla comunità di quanto si possa immaginare.

Continue molestie a ragazzi, soprattutto ragazze, che vorrebbero in sicurezza fare shopping o intrattenersi per strada con amici messe in essere da bulletti violenti, spesso parenti di pregiudicati e affiliati al sistema. Adolescenti capaci di accoltellare un coetaneo solo per uno sguardo non gradito o magari perché la vittima ha osato difendere la ragazza dalle offese volgari dei balordi. Il dato più sconcertante è proprio la brutalità con la quale questi delinquenti in erba agiscono: abituati da piccoli a dare e ricevere botte per loro una rissa è ordinaria amministrazione, l’importante è che non si abbia mai la peggio, costi quel che costi, anche dovendo ricorrere all’uso di armi da taglio o da fuoco.

Un problema enorme che affonda le radici nell’inadeguata scolarizzazione, nell’inoccupazione e nella dispersione sociale: in certe realtà molti giovani hanno ancora come modello ideale la figura del boss, temuto nel quartiere e pieno di soldi. Di contro la miserabile vita di chi magari lavorando onestamente tante ore al giorno fatica a portare avanti la famiglia. E qui che il sistema ha gioco facile: “meglio una breve vita da capo che una lunga esistenza da schiavo”. Questa la frase che i giovani camorristi ripetono da sempre: su queste parole le istituzioni e la politica dovrebbero interrogarsi seriamente al fine di stabilire quanta responsabilità abbiano in un simile sfacelo sociale.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.