Esplosioni, racket e degrado: Scafati “non farti cadere le braccia”

“T’accumpagno vico vico sulo a te ca si n’amico e te porto pe’ quartiere addo’ o sole nun se vere, ma se vere tutt’o riesto e s’arapeno e feneste e capisce comm’è bella A CITTA’ e Pullecenella”. Chiaramente la famosissima canzone scritta da Claudio Mattone per il film Scugnizzi del 1989 non è stata ispirata da Scafati, ma dal capoluogo della nostra regione, altro luogo di croce e delizia… eppure c’è qualcosa che parla della mia città, la NOSTRA città.

Si è consumato a Scafati l’ennesimo atto di violenza, in quella che è diventata un’escalation vertiginosa. La notte tra il 3 ed il 4 Luglio è deflagrata una bomba carta dinanzi un locale adibito in precedenza a sala scommesse, situato su via Martiri d’Ungheria

Tornando indietro negli anni e lasciandosi trasportare dai promotori delle “operazioni nostalgia” fotografiche sui social network come Facebook sulla “Venezia del Sud” (questo era l’appellativo quando si parlava della nostra città fluviale) si intravede solo parzialmente la grandezza di questa città: Medaglia d’ oro al valore militare per la Resistenza, la squadra di calcio e l’esperienza in serie cadetta, la serie A con lo Scafati Basket e lo scudetto con il calcio a 5, le “sfogliatelle di Cerrato” (venivano fin da Napoli ad assaggiarle), la villa comunale, il polverificio borbonico, la biblioteca comunale F.Morlicchio, le anguille pescate nel Sarno ed il ristotrante “Santulillo e Vagne”.

Eppure, volendo citare un altro grande della musica “cchiù black d’a midnight nun po’ venì”. La città negli ultimi anni è stata penalizzata da una serie interminabile di scempi, primo fra tutti l’inquinamento fluviale, causa di tumori e leucemie per gli abitanti della nostra comunità. Altro fardello, seppur più recente, è stato la parziale chiusura del nosocomio locale “Mauro Scarlato”, presidio ospedaliero che garantiva oltre 50.000 prestazioni annue. La villa comunale versa in condizioni pietose e la pista ciclabile (ufficialmente chiusa, ma aperta dal lato di piazza vittorio veneto e vandalizzata dall’ ingresso di San Pietro), che doveva esser fiore all’occhiello, necessita di interventi strutturali di straordinaria manutenzione.

Tra bombe carta, risse ed altri imbrutimenti si giunge infine all’attuale situazione, dove un comune commissariato ha fatto tagli drastici, andando a penalizzare ciò che funzionava ancora (mensa scolastica, agevolazioni per società sportive sull’affitto dei campi da gioco).
“Si nun ce scetamme guagliò so’ croce e via a’ smerza” canta Enzo Avitabile, altro grande della musica (che sarà a Scafati in concerto per la festa patronale ), ciò non vuol dire correre dietro al sedicente masaniello di turno, che ha deciso di cavalcare l’onda della protesta mascherandosi dietro il vessillo dell’antipolitica, bensì il contrario.

“Ma io ce credo ancora ce credo” Scafati ora e più che mai ha bisogno della Politica(quella con la P maiuscola), delle persone per bene che con spirito di servizio riescano a dare dignità ad una città che ha ancora tanto da dire, che vanta ancora tante eccellenze in ogni campo (dalla musica allo sport, dall’imprenditoria alla scultura, fino al giornalismo), ha bisogno che si faccia rete tra le tante associazioni presenti sul territorio, ha bisogno che i cittadini riscoprano il senso di appartenenza e l’amore per il luogo in cui vivono, ha bisogno dei comitati di quartiere, che facciano tesoro delle esigenze dei residenti per dare risposte concrete e puntuali al territorio.

“E domani chi lo sa, vedrai che cambierà magari sarà vero ma non cambierà mai niente se ci credo solo io…”

Giuseppe Raviotta

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