Caputo era accusato anche di aver abusato sessualmente della stessa Chicca e di due delle tre figlie minori della ex compagna, Mariana Fabozzi. Quest’ultima, imputata per non aver impedito gli abusi, è stata condannata a 10 anni. Non ha trattenuto lacrime di soddisfazione la mamma della piccola Fortuna: “Giustizia è fatta” ha dichiarato infatti dopo la sentenza Mimma Guardato. Tranquillo invece Raimondo Caputo dopo la pesante condanna: “Possono darmi anche 10 ergastoli ma so di essere innocente”.
Alla lettura della sentenza non ha assistito Pietro Loffredo, i papà di Chicca che non ha mai creduto alla colpevolezza di Caputo. Soddisfazione è stata anche espressa dal Procuratore Francesco Greco: “Questa sentenza rappresenta un risultato importante. Se lo abbiamo raggiunto è anche grazie alla determinazione di Federico Bisceglia, che ci ha lasciato prematuramente e a cui per primo fu affidato il fascicolo sulla morte di Fortuna”.
Sempre quindi giunta all’epilogo una orrenda vicenda iniziata con la morte il 24 giugno 2014 a Parco Verde a Caivano di Fortuna Loffredo. Un volo di otto piani, lo schianto e i primi soccorsi, purtroppo inutili. La sua morte ricorda quella avvenuta appena l’anno prima, il 27 aprile 2013, di un altro bimbo di Parco Verde, Antonio Giglio, 4 anni, altro figlio della Fabozzi, precipitato dalla finestra dell’abitazione dei nonni materni e il cui decesso è considerato inizialmente un incidente.
L’indagine, fortemente complicata dall’omertà di alcuni inquilini del Parco, appare da subito oltremodo complessa. Nel novembre 2015 il primo colpo di scena con l’arresto di Raimondo Caputo e della compagna Marianna Fabozzi. Le tre figlie della donna sono portate in una casa famiglia. Iniziano a sgretolare la spessa coltre di omertà che ha protetto gli orchi per troppo tempo e ad accusare apertamente Caputo. Drammatiche le dichiarazioni di una delle bambine ascoltate dai giudici: “Lui la violentava, lei dava calci. Ho sentito il suo urlo”.
Un racconto agghiacciante di quel maledetto 24 giugno. Il 29 aprile 2016, c’è una seconda svolta: i carabinieri notificano al 44enne Titò, in quel momento detenuto, l’ordinanza del Gip di Napoli Nord con la contestazione di omicidio volontario e abusi sessuali su Fortuna. Inequivocabile in merito il commento del Pm Airoma: “Gli adulti ostacolavano le indagini, i piccoli hanno permesso una svolta”.
Non ci sono parole per commentare una simile oscenità, la testimonianza di dove possa spingersi la follia dell’essere umano capace di scippare senza pietà il candore dell’infanzia, la vita stessa a bambini indifesi. Una cosa è certa: nessuna condanna restituirà alla famiglia la piccola Fortuna ed è per questo che nel rispetto del suo martirio occorre perseguire senza alcuna pietà chi si macchia di crimini tanto orrendi da essere condannati senza attenuanti persino dai vecchi uomini d’onore della camorra. La vita è sacra e i bambini non si toccano.
Alfonso Maria Liguori