A Stabiae hanno trovato persino una chiave, oltre a frammenti ceramici, parti di lucerne, intonaci dipinti e altri elementi metallici, tra gli oggetti rinvenuti dagli archeologi dell’Ermitage, il museo statale di San Pietroburgo, in Russia, che per un mese circa hanno condotto una campagna di scavi nel sito archeologico di Villa Arianna, a Castellammare di Stabia.
Il gruppo, costituito da una ventina di unità, tra archeologi, studenti e dipendenti del museo, è stato coordinato dal professor Alexander Butyagin, ha lavorato con il sostegno della Ras, Restoring Ancient Stabiae, la fondazione che il notaio Spagnuolo volle creare, quasi due decenni fa, con l’obiettivo di recuperare e far conoscere l’immenso patrimonio storico e culturale dell’antica Stabiae.
I risultati di Stabiae
I risultati della campagna di scavo, alla quale ha preso parte anche una equipe dell’università statunitense del Maryland (hanno lavorato sulla ricostruzione virtuale di Villa Arianna e Villa San Marco), sono stati illustrati nel corso di un convegno tenutosi nella sede della Ras, e hanno visto la partecipazione e gli interventi di Thomas Noble Howe, coordinatore generale scientifico RAS, Paolo Gardelli (Università LMU, Monaco di Baviera), Lindley Vann (Università del Maryland), responsabile del progetto di digitalizzazione delle Ville Stabiane. Nell’incontro, coordinato da da Egidio Di Lorenzo, sono stati illustrati tutti i risultati attenuti e le scoperte fatte durante la campagna di scavo.
L’incannucciata
Nel corso della quale è stato rinvenuto un reperto architettonico di grande importanza. Si tratta dell’incannucciata costituiva il soffitto dell’ambiente “71” di Villa Arianna. Un rinvenimento eccezionale, secondo gli esperti, perché mai prima d’ora ci si era imbattuti in un elemento così esteso (l’ambiente ha una superficie di 44 metri quadri), benché rinvenuto in condizioni non troppo buone. Altri elementi rinvenuti lasciano presagire che al momento dell’eruzione del 79 la casa era in ristrutturazione, come evidenzia la presenza di alcune porzioni di mosaico non ultimato, la presenza di anfore con calce e un accumulo di laterizi tritati per la probabile esecuzione di un piano pavimentale in cocciopesto. Le pareti dell’ambiente erano costituiti da superfici intonacate di bianco, i lavori di pulitura dei restauratori hanno permesso di mettere in evidenza numerosi graffiti numerali.
Il restauro delle pareti
Il restauro ha interessato anche le pareti degli ambienti 73, 74, 83. “Abbiamo scavato metà dell’ambiente trovando tanti elementi significativi per approfondire la conoscenza di questa Villa – ha detto Alexander Butyagin – continueremo il resto l’anno prossimo. Sono otto anni che vengo a Stabiae e ogni anno è una nuova grande esperienza per me come studioso, e per l’archeologia russa”. L’Università del Maryland, invece, dal 2011 si è occupata di sviluppare un progetto finalizzato alla realizzazione di un rilievo tridimensionale ad alta precisione di tutte le strutture architettoniche di Villa Arianna, del Secondo Complesso, di Villa San Marco, della Domus Panoramica.
Rosa Russo