E’ stato un delitto premeditato quello di Antonio Fontana, 60enne di Castellammare di Stabia, ucciso ad Agerola sabato sera. I sicari lo hanno colpito con quasi dieci proiettili prima di dileguarsi nelle piccola stradine dei Monti Lattari a bordo di una Fiat Punto facendo perdere le proprie tracce.
I carabinieri della stazione di Castellammare, in compagnia di quella di Agerola e del Nucleo Operativo di Torre Annunziata, con l’aiuto delle telecamere hanno rintracciato l’auto dei killer tramite la targa. Purtroppo, quest’ultima è risultata rubata dopo un accurato controllo. Le indagini, così, ripartono da capo. L’attenzione delle forze dell’ordine è concentrata particolarmente sulle attività di Fontana per individuare eventuali collegamenti con i clan locali o presunti affiliati.
La presunta svolta dei carabinieri: identificata l’auto dei sicari. Ma è di un fotoreporter stabiese
Grande paura per un giornalista stabiese proprio nella giornata di ieri. La targa con la quale i sicari si sono mossi e hanno compiuto l’omicidio, era di un reporter di Castellammare che ieri mattina è stato ascoltato dalle forze dell’ordine. Dalle telecamere di videosorveglianza, infatti, i militari avevano rintracciato tre numero e quattro lettere che corrispondevano ad un’utilitaria in disuso nella zona collinare di Castellammare, a due passi da Scanzano.
La pista seguita dagli investigatori porta diritto alla roccaforte dei D’Alessandro. Il passato di ex pentito di Antonio Fontana e il nuovo clima di tensione che si respira in città, avrebbero indotto i ras ad eliminare una figura scomoda della criminalità stabiese anche perchè negli anni della faida stabiese, ‘o Fasano collaborò con le forze dell’ordine contribuendo all’arresto di diversi esponenti della cosca fondata da Michele D’Alessandro.
Le dichiarazioni di Belviso
Un regolamento di conti è il movente più plausibile. I ras di Scanzano hanno deciso di eliminare quel Fontana che era considerato il più pericoloso, il primo nemico, dalla famiglia D’Alessandro. Grazie alle testimonianze di Salvatore Belviso, che partecipò all’omicidio Tommasino, Fontana era il primo nome di una black list della cosca di Scanzano. Doveva essere eliminato subito, e secondo quanto spiegato dal pentito, doveva essere lui a compiere l’ennesimo omicidio.
Fontana, però, è anche zio acquisito di Belviso vista la parentela con la moglie. Nonostante questo rapporto, doveva comunque, anni fa, organizzare e compiere l’agguato nei confronti di ‘o Fasano. “La mia famiglia è diversa dalla famiglia di mia moglie” disse ai pm Belviso qualche mese dopo l’arresto proprio per rimarcare la sua iniziale fedeltà al clan scanzanese. Ora, a distanza di anni da quelle dichiarazioni, arriva l’omicidio. I D’Alessandro, quindi, hanno deciso di riproporre quella black list e iniziare a “pulire” la città? Fontana aveva avuto contatti con altri clan locali? Interrogativi che al momento non hanno una risposta.
Intanto questa mattina ci sarà l’autopsia sul corpo dell’uomo per determinare la causa della morte. Successivamente si svolgeranno i funerali, probabilmente in forma strettamente privata. Le forze dell’ordine, nelle prossime ore, sperano di chiudere definitivamente il caos assicurando alla giustizia i killer e i mandanti. Ma la strada da percorrere è ancora lunga.