Brucia il Vesuvio. Brucia, ancora, la Montagna, come la chiamano i vesuviani, con affetto. E muore un territorio, tra i più belli che esistono al mondo. Dall’imbrunire di ieri all’alba di oggi (ma prima, già da alcuni giorni, il vulcano risultava assediato dalle fiamme e dai loro veleni), tre, quattro, cinque colonne di fumo si alzano e si fondono, diventando una un’unica grossa, estesa, brutta, zozza nuvola. Acre. Che infetta i polmoni e arde in gola.
Ogni anno è la stessa storia. Di questi tempi ci sono gli imbecilli, i malati, i criminali che si esercitano a fare danno al territorio. E alla gente che ci vive. Chi sono? Come si muovono? Dove trovano complicità e connivenze. Sono soltanto “malati per il fuoco”, gente la cui salute mentale è in precarie condizioni e dunque esprime malessere e follia in tale maniera, oppure si tratta di criminali? Delinquenti della specie peggiore? Quelli che stanno al servizio di chi vuole smaltire a costo basso “pezze” e materiali provenienti da scarti di lavorazione, senza passare per centri e siti autorizzati?
E ovviamente risparmiando sui costi di gestione dell’opificio. Risorse vitali (gli alberi si “mangiano” l’anidride carbonica e producono ossigeno attraverso la fotosintesi clorofilliana: anche i bambini ste cose le sanno) che se ne vanno in fumo. Spreco di mezzi e risorse: canadair, elicotteri (il loro impiego pesa sulla collettività e sottrae ste somme da investimenti sul territorio); e di uomini, Vigili del fuoco, Protezione civile. Servirebbe una operazione di intelligence per individuarli e stanarli. Un coordinamento non stop tra forze dell’ordine e istituzioni (Parco e Regione) che consentisse di tenere sotto un controllo capillare il territorio. E leggi severe.
Quello che codesti criminali fanno è assimilabile agli attentati kamikaze. Un uomo che si fa
C’è un adagio, un detto, antico di duemila e duecento anni: Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur che vuole dire: “Mentre a Roma si discute Sagunto (città della Spagna, assediata da Annibale, e prossima alla caduta) Sagunto viene espugnata”. E che potrebbe essere ben adatto alla situazione contingente, che vede enti e istituzioni discutere da anni sul problema degli incendi nel Parco del Vesuvio: Mentre in alto si discute, il Vesuvio muore bruciato.
Ernesto Limito