Il giorno dopo l’Apocalisse di fuoco e fiamme che un disegno criminale ha scatenato sulla terra più bella del mondo, una nuvolaglia grigia e puzzolente avvolge e nasconde il Vesuvio, la Montagna. Quella che ogni vesuviano o napoletano è abituato a vedere ogni mattina, sin da quando nasce. Qualche focolaio è ancora attivo, e pericoloso, dicono. Sono da poco passate le cinque di un’alba grigia e maleodorante.
Questa notte la solita civetta che verso le quattro del mattino arrivava dal Parco per cacciare e procurarsi da mangiare, e che lanciava la sua stridula voce appollaiata sul noce del giardino di fronte, non è arrivata. Sarà volata alla volta di altri parchi, più sicuri e ospitali. Si aspettano canadair e elicotteri per terminare, dall’alto. le operazioni di spegnimento. Poi toccherà alla squadre sul terreno portare avanti, capillarmente, pino dopo pino, la bonifica.
Tra qualche giorno, a bocce ferme, scemata la fase bollente, bisognerà però cominciare a
Comprendere chi e perché – il come e il dove e il quando paiono già essere certi e chiari a chi ha preso in mano le redini delle indagini – ha materialmente messo in atto l’azione criminale che ha ucciso un territorio che faticosamente stava cercando di combattere la crisi disperata che lo attanaglia da anni. Servirà che le forze dell’ordine mettano in campo ogni sforzo per individuare ragioni e colpevoli del tentato omicidio di settecentomila persone. Servirà che la politica faccia mea culpa, davvero, sullo scempio che ha scientemente lasciato crescere tutt’intorno al vulcano.
Sarà necessario che emergano competenze, onestà, cultura del territorio e che queste lavorino per la sua rinascita, affianco alle istituzioni sane, alle forze dell’ordine, allo Stato. Ma, soprattutto, servirà che si faccia presto. Che si cominci a operare sin da oggi. Punto.
Carlo Avvisati