Brucia, brucia inesorabilmente Caprile. E’ un non fermarsi da ieri.

La periferica frazione gragnanese vede in poche ore arsa al suolo la sua vigorosa e verde vegetazione.

Sono giorni che le montagne della Campania sono interessate da roghi, non bastano i continui interventi da terra e da cielo per rispondere alla richiesta di soccorso da tutte le zone a fuoco.

Ieri pomeriggio e ieri sera abbiamo fatto notare come si fosse aggravata la situazione proprio di Caprile. La zona secca per l’assenza di pioggia, la carenza dei mezzi via aerea atti ad intervenire e il vento calmatosi di poco solo in serata hanno velocemente esteso l’incendio in ampiezza. Torri di fumo sono state viste dai paesi circostanti. I comuni di Lettere, Casola e Gragnano hanno dovuto fare i conti con balconi e davanzali sporchi di cenere portata dal vento. In serata, con il calare del buio, erano visibili fiamme alte. I vigili del fuoco hanno tamponato da terra per ore cercando di contenere la situazione.

Stamattina da Caprile la situazione sembrava sotto controllo, non risolta del tutto ma i pennacchi di fumo erano esili e fermi lì dove erano stati lasciati.

In questo momento, invece, la situazione sembra la stessa di ieri pomeriggio. Se non più grave. Sono solo le 18 e la parte alta di Caprile è immersa nel fumo. Non si odono interventi aerei, il vento è di quelli importanti e purtroppo si riesce a immaginare cosa succederà da quai a breve.

Fumo e fiamme salgono sempre più in alto, e come altezza del rigo e come posizione dello stesso. Le foto allegate mostrano in sequenza quanto la situazione stia peggiorando e con quanta velocità.

caprile 2

caprile 3E se per i roghi ripropostisi in Caprile e Aurano, si può parlare di una sorta di reiterazione meccanica dovuta a uno spegnimento non definitivo, aiutato dal vento che ha issato la più piccola delle fiammelle, lo stesso non si può dire per l’altro focolaio visibile in Casola, tra le montagne interessate dai controlli a tappeto dei carabinieri, montagne note ai più per la loro vegetazione coltivata illegalmente: la marijuana. Qui lo sporadico ciuffo di fumo, in zona vergine per roghi, almeno per quest’annata, lo zampino dell’uomo sembra proprio esserci.

caprileL’interesse della criminalità ad appiccare roghi

Infatti, vari incendi boschivi apparentemente senza innesco vengono appiccati con l’unico obiettivo di liberare ettari di terreno su cui piantumare la cannabis.

Quella che fino a qualche anno fa era solo una teoria, lo scorso anno è stata oggetto d’indagine da parte di polizia di stato, corpo forestale e Procura della Repubblica di Torre Annunziata.

L’inchiesta portò ad un altro enorme sequestro di marijuana in località «Castagneto» sul monte Faito: anche in quel caso la piantagione si trovava su area demaniale ma confinante con terreni riconducibili ad esponenti della criminalità organizzata della zona.

Il metodo utilizzato per appiccare i roghi riguarda l’utilizzo di micce a combustione lenta ricavate da sacchi di juta. Le micce vengono imbevute di combustibile come il cherosene e poi tenute insieme attraverso il fil di ferro. In questo modo le micce possono bruciare anche per un’ora e mezza prima che scoppi l’incendio vero e proprio, con i piromani già lontani.

Una volta bruciato, il bosco produce una cenere composta da fosforo, potassio e azoto. Fertilizzanti naturali, insomma. A quel punto bisogna solo seminare per ottenere una piantagione di cannabis. Terreni su cui pochi mesi prima sorgeva il bosco viene trasformato in una grossa piantagione ben strutturata.

caprile

Il caro vento, tanto cercato per lenire l’afa degli ultimi giorni, sta rendendo ogni tentativo di spegnimento vano. Le previsioni meteorologiche non parlano, purtroppo, di pioggia.

caprile 3 fiammeSarà una accesa e infiammata nottata.

Anna Di Nola

 

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano