“Mi parli della tua famiglia?” è la domanda fatta da un 12enne, con l’abito da incallito rapinatore, alla vittima disabile di Massa Lubrense e ferita, tenendola sotto la minaccia di un grosso cacciavite mentre i fratelli svuotano il caveau. E’ il triste epilogo di un’indagine lampo condotta dai carabinieri di Sorrento, coordinati dalla Procura di Torre Annunziata e dalla Procura per i minorenni di Napoli.
L’inchiesta vede coinvolti tre fratelli di etnia rom, un 30enne, un 17enne e un 12enne, domiciliati in un campo situato nell’area nord della provincia di Napoli. Il 30enne e il 17enne, già noti e con precedenti specifici, sono stati sottoposti a fermo emesso rispettivamente dalla Procura olpontina e quella per i minorenni di Napoli perché gravemente indiziati del delitto di rapina aggravata.
La ricostruzione dei carabinieri
Il fatto è avvenuto in pieno giorno di una domenica dello scorso mese di giugno a Massa Lubrense. I 3 fratelli entrano nella villa della vittima, un uomo disabile su sedia a rotelle. I 2 più grandi iniziano subito a picchiare pesantemente l’uomo fino a costringerlo a consegnare chiavi e combinazione del caveau. Poi, mentre il 30enne e il minore imputabile fanno razzia di argenteria, denaro e altro (per oltre 50mila euro), il 12enne resta tutto il tempo con la vittima disabile gravemente ferita (30 giorni la prognosi stabilita dai medici dell’ospedale di Sorrento per lesioni alla testa e al corpo), usando come minaccia un grosso cacciavite. e
Nei 20 minuti l’aggressore imberbe stabilisce un dialogo con il malcapitato: “Hai famiglia, che fanno i tuoi figli, quanti anni hanno, vivono con te”. Veloci le indagini dei carabinieri coordinate dalle due Procure, accertamenti che hanno permesso un’accurata ricostruzione dei fatti attraverso immagini e testimonianze, fino all’identificazione dei presunti autori e al riconoscimento da parte della vittima. Proseguono le investigazioni da parte dei carabinieri, indirizzate dalle due procure, per capire come la famiglia di slavi abbia agito così a “colpo sicuro”.