I D’Alessandro: i ras, gli affari, il potere
Il clan da sempre operante nella zona di Scanzano, quartiere collinare di Castellammare, resta il primo sodalizio criminale stabiese. Controlla gran parte della città delle acque e due delle piazze di spaccio più importanti: Acqua della Madonna (centro antico) e Savorito (grazie ad un’alleanza creata con gli Imparato). A gestire gli affari della cosca, come emerso anche nella prima relazione semestrale della DIA, sono le donne: tutti i maggiori esponenti del sodalizio criminale sono stati arrestati tanto che il potere è passato nelle mani delle mogli dei boss. Donne senza scrupoli che stanno portando avanti gli affari nel silenzio totale. L’omicidio Fontana di due settimane fa, comunque, ha riportato i D’Alessandro al centro dell’attenzione delle forze dell’ordine: l’ex pentito, come spiegato da Salvatore Belviso (killer del consigliere comunale Gino Tommasino), era al primo posto nella “black list” degli uomini di Scanzano.
Di conseguenza, le sfere di influenza si registrano nell’area Sud di Castellammare (centro antico e Acqua della Madonna) e in modo particolare nella periferia Nord, specialmente nel rione Savorito grazie all’alleanza con gli Imparato. I D’Alessandro, godendo di un’alleanza creata in passato con i Di Martino di Gragnano, riescono a coltivare, e vendere, la marijuana che viene prodotta nei Monti Lattari. Il potere della cosca di Scanzano, infatti, si estende anche fuori dalla città stabiese.
I Cesarano: tra arresti eccellenti e nuove leve
Il clan in questione è stato in grado di creare anche importanti alleanze nel comprensorio napoletano: storica è la collaborazione con i Tamarisco che operano particolarmente nel Comune di Torre Annunziata. In modo particolare, i Cesarano stanno vivendo uno dei periodi più difficili di sempre: dopo l’arresto de “o’ profeta”, Luigi Di Martino, nel mese di dicembre, la forza del clan si è ridotta. Negli ultimi giorni sono stati fermati, con l’accusa di estorsione, altri due affiliati, tra cui Vincenzo D’Apice, esponente di spicco del sodalizio che si trovava in libertà per un permesso premio. L’attività del clan attivo a Ponte Persica si concentra particolarmente nell’area stabiese e pompeiana e si dedica allo spaccio di sostanze stupefacenti. Nelle ultime settimane, comunque, si registrano anche delle stese pericolose proprio nel regno dei Cesarano.
La DIA: “Età degli affiliati più bassa e gang più pericolose”
Da quello che emerge nella relazione del secondo semestre del 2016 della DIA, la “camorra 2.0” presenta delle nuove caratteristiche. In confronto al passato, l’età media degli affiliati è sicuramente ridotta: sempre più giovanissimi si avvicinano al mondo criminale entrando fin da subito negli “eserciti” dei clan. Vista l’incapacità di un gruppo criminale di mantenere il controllo nel territorio, diverse gang tentano la gloria personale rappresentando un pericolo per la pubblica sicurezza. Questo è dovuto anche alle continue scissioni interne che si sono avute in diversi clan del napoletano che hanno destabilizzato diverse organizzazioni.
Terzo punto da non sottovalutare è la volontà di ogni cosca di estendere i propri domini: per questo motivo gli affari illeciti sono diretti particolarmente al Nord Italia. I clan dell’area napoletana, e stabiese, stanno tentando di incunearsi nei diversi settori dell’economia italiana.
Gennaro Esposito