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Precariato e lavoro stagionale: innesco perfetto per le “guerre tra poveri”

Precariato e lavoro stagionale: innesco perfetto di penose guerre tra “poveri” abilmente giostrato dai datori di lavoro. E’ quanto emerso da un sondaggio effettuato su scala nazionale che ha evidenziato come la differenza di età tra lavoratori stagionali e di condizione esistenziale porti sovente a scissioni interne tra stessi precari. In questo scenario a beneficiarne solo i datori di lavoro.




Perché se da un lato i più giovani, a volte studenti universitari prossimi alla laurea e figli di famiglia, non hanno reale urgenza di trasformare il contrattino di lavoro in assunzione a tempo indeterminato dall’altro i padri di famiglia, gli over 40 che magari da anni sono impantanati nella condizione di stagionali, guardano con ansia ad una sistemazione che nel migliore dei casi arriva a più di 50anni. Qui l’assurdo: immaginiamo infatti un 50 che deve essere formato per una nuova mansione lavorativa affiancato a un 20 o 30 enne.

Ci si trova con giovani assunti già “vecchi” che ovviamente non hanno più le risorse degli anni verdi. Qualcuno provocatoriamente aveva suggerito di mandare oltre un certo limite di età direttamente in pensione gli stagionali con un minimo di retribuzione invece di assumerli. Al di la dell’amara ironia la componente psicologica è fondamentale: gli animi dei lavoratori precari nel tempo si esasperano, i rapporti tra colleghi si complicano mentre le aziende restano passivamente a guardare pronte a sfoderare al momento opportuno l’ormai datata frase di rito: “se ha di meglio vada altrove”.




Allora con chi prendersela: con lo Stato che non ha saputo garantire quanto dovuto agli onesti cittadini, con la politica sempre più macchiata da scandali legati a corruzioni e collusioni ai massimi livelli istituzionali, con le forze sociali non sempre in prima linea nella lotta per le assunzioni a tempo indeterminato. Noi invece non puntiamo il dito contro alcuno: sarebbe inutile e riduttivo. Ci auguriamo solo che quanto prima quello che resta della buona politica si svegli e insieme ai sindacati si adoperi perché venga definita la condizione di lavoratori sfiniti da una “nottata” (per citare Eduardo De Filippo) che sembra non passare mai.

Alfonso Maria Liguori

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