Vesuvio, istituzioni e piromani: dove nasce e dove finisce la colpa?

incendio vesuvioOggi un piromane di 24 anni di Torre del Greco è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di aver dato fuoco a ben 10 mila metri quadrati di Parco del Vesuvio.

Trovare un colpevole potrebbe essere facile ma trovare i veri colpevoli e capire le vere motivazioni risulta molto complicato.

Il presidente dell’Ente Parco, Agostino Casillo, attraverso la pubblicazione di alcuni documenti ha praticamente scaricato la totale responsabilità ai 13 Comuni vesuviani.
All’interno dei documenti, si può leggere di come l’Ente Parco era conforme al piano regionale antincendio A.I.B approvato dal Ministero dell’Ambiente e che fu successivamente trasmesso ai Comuni del Parco.

Nel mese di aprile, era stata richiesta una riunione urgente della Comunità del Parco per affrontare il tema prevenzione con i soggetti predisposti alle attività di antincendio boschivo (Regione, VVF, Città Metropolitana, Carabinieri Forestali, Sma Campania, Protezione Civile e Comuni).

In un altro documento il Parco aveva stilato una lista delle aree sensibili che le amministrazioni comunali avrebbero dovuto controllare, incrementando la sorveglianza(semmai ce ne fosse una) e provvedendo inoltre allo smaltimento dei rifiuti presenti all’interno delle stesse aree. Evidentemente sia per quanto riguarda il primo punto che il secondo punto le raccomandazioni non sono state eseguite.

Nel recente incontro alla Prefettura a Napoli tra i Comuni e il prefetto si è giunti ad una soluzione che sembra essere scontata: rafforzare il meccanismo di controllo del territorio e il tempestivo avvistamento degli incendi sancendo una maggior collaborazione tra i Comuni. La caccia al piromane è sacrosanta perché bisogna punire la mano che ha distrutto il nostro Vesuvio, ma è necessario capire quali sono state le falle all’interno delle istituzioni e dei corpi militari e non militari che hanno permesso che questo scenario apocalittico si verificasse.

Gianluca D’Ambrosio

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano