Il Gazzettino vesuviano | IGV

“Io, lavoratrice precaria e ragazza madre. Turni massacranti per il bene di mia figlia”

“Io ragazza madre lavoro dalle 5 del mattino per consentire a mia figlia di studiare e condurre una vita decorosa”: abbiamo raccolto, garantendo l’anonimato, la testimonianza di una lavoratrice precaria che per sopravvivere, nel senso reale del termine, e mantenere la figlia è costretta a turni estenuanti da dividere in più attività lavorative.




“Unendo il periodo a tempo determinato che svolgo presso una società – ha precisato la donna – a lavoretti saltuari come collaboratrice domestica riesco a sbarcare il lunario. La sera arrivo a casa distrutta: il tempo di mangiare un boccone, riposare poche ore per poi ripartire il giorno seguente. Sono fiera di me stessa e dei miei sacrifici che inorgogliscono anche mia figlia”.

Parola che dovrebbero scuotere la coscienza dei politici italiani, di chi potrebbe trasformare contratti a tempo determinato protratti per anni in assunzioni a tempo indeterminato magari part time, in modo da donare serenità e stabilità a migliaia di famiglie. “Sono contenta dell’opportunità di lavorare – ha continuato la donna – da stagionale nella speranza di poter presto firmare il tanto sospirato contratto a tempo indeterminato. La vita passa in fretta e non aspetta nessuno: credo che in questo nostro cammino terreno siamo chiamati a offrire testimonianze di onestà, abnegazione, non arrendendoci mai alle ambasce di un’esistenza che spesso riserva più sofferenze che gioie.




Spero che mi figlia terminati gli studi riesca a inserirsi nel mondo produttivo in tempi utili in modo da costruirsi un avvenire sicuro. Non ho rimpianti : spero solo che la situazione lavorativamente parlando evolva per il meglio per noi stagionali regalandoci finalmente quella sicurezza che oggi appare purtroppo ancora lontana”. Un plauso alla grinta, alla semplicità e alla determinazione di questa donna. Si muovano allora i politici, le forze sociali, chi può veramente cambiare in meglio le cose. Si sa che il sazio difficilmente comprende chi digiuna da sempre, che il bicchiere si possa vedere mezzo pieno o mezzo vuoto. Ma rispettare la dignità e il diritto al lavoro di esseri umani è un dovere, non un’elemosina concessa magari sotto pressioni a qualcuno. Della serie: lavoro stabile per chi dopo anni di sacrifici non chiede altro che di vivere onestamente nel proprio Paese.

Alfonso Maria Liguori

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