“Il baciamano” oltre che ad essere titolo dell’opera, è anche momento portante dello spettacolo. In esso, ci confrontano, si scontrano una donna del popolo ed un nobile giacobino, interpretati da Susy Del Giudice e Giulio Cancelli. I due, che vivono nella stessa città, la Napoli della rivoluzione repubblicana del 1799, non hanno nulla in comune. Non li accomunano gli ideali, l’una popolana sanfedista e l’altro nobile giacobino rivoluzionario, la storia personale, lo status sociale. Neppure la lingua, visto che l’una parla il napoletano spagnoleggiante dei lazzari e l’altro l’italiano della nobiltà colta e francofona. Il nobile, catturato dal marito di Janara, dovrà esser cotto dalla donna in salsa francese per la mensa dei popolani. Nell’attesa del banchetto, c’è lo scontro tra due mondi opposti, immersi in un contesto di guerra dove la disperazione costruisce armi con la ferocia del “tutto è concesso”. Eppure quando questi mondi stringono fra loro un intimo contatto, il loro asse di rotazione si sposta. E’ un baciamano, il gesto inaspettato, cortese, sognato, che mette in comunicazione i due mondi ed i due personaggi.
Una convincente prova di teatro dell’assurdo e del grottesco, che tra i paradossi dello scontro tra i protagonisti e la narrazione della Rivoluzione della Repubblica Partenopea s’imbeve anche di un disincantato realismo. Tre elementi che si mantengono in equilibrio tra loro in maniera magistrale.