«Mio figlio è stato ammazzato. Mentre lui moriva, al pronto soccorso litigavano per decidere chi dovesse salire sull’ambulanza che doveva portarlo a fare una angiotac» – ad affermarlo è Raffaele Scafuri, il padre di Antonio, il 23enne morto dopo quattro ore di attesa in codice rosso all’ospedale Loreto Mare, dove è stato trasportato in seguito ad un incidente stradale avvenuto il 16 agosto ad Ercolano.

Dopo un primo ricovero al nosocomio Sant’Anna di Boscotrecase, il giovane, che aveva riportato fratture multiple, era stato trasportato nella struttura di Napoli, dove è arrivato alle 21.46.

«Dopo le indagini radiografiche e Tac veniva riportato in codice rosso dove i rianimatori constatavano un progressivo peggioramento delle condizioni generali ed un progressivo calo dell’emoglobina ai valori. Si provvedeva a richiedere il sangue in urgenza e alle ore 1.04 avveniva il ricovero in Chirurgia con prognosi riservata ed in imminente pericolo di vita. – è quanto si legge nella denuncia presentata dal responsabile del Pronto Soccorso del Loreto Mare, Alfredo Pietroluongo – Ciò nonostante il paziente rimaneva in codice rosso impegnando due unità infermieristiche del Pronto Soccorso con visibile disagio per il resto delle attività dello stesso pronto soccorso mentre le anestesiste intervenute rientravano in rianimazione.

Il paziente era in attesa da circa due ore di essere trasportato in un altro Presidio per eseguire una angiotac e la cosa si rallentava perché non vi era accordo su quali infermieri avrebbero dovuto eseguire il trasferimento» Pietrolongo quindi ha chiesto al medico responsabile «di provvedere ad accelerare i tempi dell’iter diagnostico anche perché il codice rosso era bloccato da circa quattro ore». Per il medico di turno «le cose andavano bene così. Alle ore 3.30 il padre del ragazzo quasi in lacrime, infuriato, mi veniva a chiedere cosa si stava aspettando, preoccupato delle condizioni del figlio che peggioravano».

Scafuri racconta che è stato consentito ai familiari di vedere il ragazzo solo «dopo le 15 quando già era deceduto. Era freddo, segno che era morto da tempo. Ci avevano assicurato che avremmo visto Antonio verso le 13 e che gli esiti degli esami erano favorevoli. Poi – conclude – abbiamo saputo che il ragazzo era stato colto da tre infarti. Adesso pretendiamo la verità».

Anche direttore generale della Asl Napoli 1, Mario Forlenza, annuncia la volontà di sporgere denuncia, parlando di «circostanze che, se confermate, sono inaccettabili».

In una nota del ministero della Salute si legge che il titolare del dicastero, Beatrice Lorenzin, ha disposto l’invio di una task force per accertare quanto accaduto a Napoli. Del pool fanno parte esperti dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), Carabinieri del Nas e ispettori del Ministero della Salute.

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