Il Gazzettino vesuviano | IGV

L’illusione del lavoro precario tra il silenzio della politica e dei sindacati

lavoroLavoratori precari e aziende: un connubio chiamato oggi alla massima concretezza per la stabilizzazione di migliaia di lavoratori precari.

Una questione delicatissima soprattutto in realtà come Napoli dove le imprese in attivo sono veramente poche e l’inoccupazione ha raggiunto livelli impressionanti. Boccate d’ossigeno, lavorativamente parlando, non bastano a garantire il futuro dei tanti stagionali  che sistematicamente allo scadere del contratto a tempo determinato si ritrovano disoccupati.

Non parliamo solo di giovani studenti ma di madri e padri di famiglia ultra cinquantenni: una condizione insostenibile per chi poi dovrebbe, non si sa quando, magari svolgere mansioni operative che richiedono la prestanza fisica e la freschezza mentale di un 20enne.

La politica in tal senso può molto: chi governa è oggi chiamato a instaurare un filo diretto con le grandi aziende al fine di favorire nuove assunzioni.

Le imprese a loro volta, ovviamente ci riferiamo a quelle in attivo, devono tener fede alla propria vocazione occupazionale creando i presupposti per l’ingresso a tempo indeterminato, anche part time, di nuove unità lavorative.

Il resto è retorica più o meno pilotata, campanilismo imprenditoriale di chi non ha  evidentemente il problema di mettere insieme pranzo e cena. In questo contesto le forze sociali devono tornare a svolgere il proprio ruolo con determinazione e tempismo mostrando ai lavoratori la buona fede di chi troppo spesso viene etichettato come venduto al sistema produttivo  o asservito ai “padroni” pur di trarne benefici personali.

Il sindacato deve tornare a far sentire la propria voce a prescindere da sigle o pseudo tendenze ideali: al contrario l’eccessiva personalizzazione delle forze sociali è stata la concausa nel tempo della frammentazione all’interno delle aziende dell’Unità Forza Sociale determinando di conseguenza fasi alternate di potere che hanno inesorabilmente portato ad un progressivo  indebolimento di uno dei sacri strumenti di difesa del lavoratore.

Le chiacchiere e i comizi non riempiono la pancia: questo dovrebbero averlo ben presente le forze in campo e in particolar modo i signori politici che dovrebbero relazionarsi con ben altra attenzione e rispetto a certe delicatissime tematiche sociali.

In caso contrario si andrà in contro alla più miserabile delle implosioni: giovani costretti a emigrare per cercare un minimo di occupazione, famiglie indebolite oltre misure da condizioni economiche indigenti, città storicamente e culturalmente rilevanti come Napoli ridotte a serve sciocche dei potenti di turno.

Di questo sfacelo siamo, a vario titolo, un po’ tutti responsabili: riflettano le grosse imprese e i governanti rimirando  esasperazione e difficoltà esistenziale del popolo italiano.

Alfonso Maria Liguori

Exit mobile version