Il dato più avvilente è costatare come atteggiamenti di sufficienza e menefreghismo sul delicatissimo tema spesso siano messi in essere da chi fino a poco tempo addietro era nelle medesime condizioni lavorative. E’ giunto il momento della svolta: si muova la politica favorendo le imprese, ovviamente quelle in attivo, in assunzioni anche part time del personale stagionale.
Le forze sociali si destino dal letargo nel quale sembrano sprofondate e tornino a sventolare la bandiera dei lavoratori in un Paese dove la Resistenza ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane perché la democrazia prevalesse definitivamente sull’anarchia comportamentale e sulla dittatura. Basta con i qualunquismi spiccioli: “i tempi sono cambiati”, “le aziende sono cambiate”, etc…
Non si tratta di puntare il dito contro alcuno ma al contrario di scuotere le coscienze di tutti, aziende, sindacati e politici. A nulla servono le poesie recitate in riunioni tra le parti in campo che lasciano il tempo che trovano, promesse da marinaio imprecise e senza alcun riferimento temporale. La vita non aspetta nessuno e tra gli stagionali vi sono migliaia di unità ultra cinquantenni che dopo anni di lavoro precario aspettano ancora il tanto sospirato contratto a tempo indeterminato. Quanto dovrebbero aspettare ancora persone che anni addietro alla stessa età sarebbero andate in pensione. Si dice che il buon senso alla fine prevalga sempre: auguriamoci che questa luce positiva possa illuminare chi può concretamente mutare in positivo l’esistenza degli stagionali e dei tanti precari che non chiedono altro che di vivere onestamente del proprio lavoro.
Alfonso Maria Liguori