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Lavoratori stagionali: la politica aiuti le imprese che li stabilizzano

giovani-precariL’estate sta finendo ma il bisogno e la voglia di lavorare degli stagionali no. Una condizione precaria che deve finire, un’instabilità che impedisce a migliaia di italiani di crearsi una famiglia, di avere figli, colpendoli nella dignità e nell’amor proprio.

Il dato più avvilente è costatare come atteggiamenti di sufficienza e menefreghismo sul delicatissimo tema spesso siano messi in essere da chi fino a poco tempo addietro era nelle medesime condizioni lavorative. E’ giunto il momento della svolta: si muova la politica favorendo le imprese, ovviamente quelle in attivo, in assunzioni anche part time del personale stagionale.

Le forze sociali si destino dal letargo nel quale sembrano sprofondate e tornino a sventolare la bandiera dei lavoratori in un Paese dove la Resistenza ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane perché la democrazia prevalesse definitivamente sull’anarchia comportamentale e sulla dittatura. Basta con i qualunquismi spiccioli: “i tempi sono cambiati”, “le aziende sono cambiate”, etc…

Volere è potere: gli stagionali sono grati e lo saranno sempre a chi gli offre lavoro ben consci del momento di forte recessione economica attraversato dall’Italia. Tuttavia dopo anni di sacrifici chiedono di poter finalmente varcare la soglia che divide i precari dai lavoratori a tempo indeterminato e per farlo sono pronti a svolgere qualsiasi mansione, anche la più umile. Chi vuole lavorare sul serio non teme di sporcarsi le mani ne ha manie arriviste: è  questo un particolare da sottolineare per non creare odiosi malintesi tra datori di lavoro e operatori.

Non si tratta di puntare il dito contro alcuno ma al contrario di scuotere le coscienze di tutti, aziende, sindacati e politici. A nulla servono le poesie recitate in riunioni tra le parti in campo che lasciano il tempo che trovano, promesse da marinaio imprecise e senza alcun riferimento temporale. La vita non aspetta nessuno e tra gli stagionali vi sono migliaia di unità ultra  cinquantenni che dopo anni di lavoro precario aspettano ancora il tanto sospirato contratto a tempo indeterminato. Quanto dovrebbero aspettare ancora persone che anni addietro alla stessa età sarebbero andate in pensione. Si dice che il buon senso alla fine prevalga sempre: auguriamoci che questa luce positiva possa illuminare chi può concretamente mutare in positivo l’esistenza degli stagionali e dei tanti precari che non chiedono altro che di vivere onestamente del proprio lavoro.

Alfonso Maria Liguori

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