Le ambulanze disponibili erano due. È quanto emerge da un’indagine interna alla centrale operativa del 118 avviata in seguito alla morte di Mario D’Aiello, 42enne di Pompei morto il 3 agosto alla Stazione Centrale di Napoli.
Stava aspettando un amico, quando l’uomo, malato di talassemia, si sentì male e iniziò a vomitare sangue. I soccorsi furono chiamati, ma l’operatore, per il quale si trattava di un codice giallo, cioè di un’urgenza e non di emergenza, rispose che tutte le vetture erano impegnate. I presenti composero il numero del pronto soccorso una seconda volta, ma dall’altra parte confermarono il codice giallo. Nel frattempo, passarono quasi trenta minuti prima che un’ambulanza intervenisse.
In base alle carte dell’inchiesta condotta da Ciro Galano, responsabile della Centrale operativa 118, le due ambulanze – una a Scampia e un’altra alla postazione Crispi – erano disponibili e avrebbero potuto aiutare in tempo l’uomo.
«Non so se D’Aiello si sarebbe potuto salvare – ha detto il responsabile della Centrale operativa – ma dovevano dargli una possibilità. Sono avvilito. Quello che è accaduto è imperdonabile». Ora, quattro infermieri – presenti durante l’accaduto – sono sottoposti al procedimento disciplinare e rischiano il licenziamento. Galano ha fatto sapere «di aver anche intimato al presidente della Croce Rossa di sospendere temporaneamente il medico di turno». Dovranno passare 120 giorni prima delle decisioni definitive.