Giorno dopo giorno diventa sempre più complicata l’emergenza incendi sul Monte Faito. Il rogo di domenica mattina che ha interessato la zona del Molare, continua senza sosta a bruciare a ridosso dell’area di Pimonte. I cittadini della comunità montana sono costretti a rintanarsi in casa e chiudere balconi e finestre per non respirare l’aria viziata. Il piccolo paese dei Monti Lattari è avvolto nelle fiamme ma la situazione è tragica anche in alcune frazioni di Gragnano. Anche questa mattina sono in servizio i mezzi di Protezione Civile e Vigili del Fuoco ma, per adesso, non ci sono miglioramenti.
Dietro gli incendi una mano esperta
Senza ombra di dubbio, colui che ha dato inizio all’incendio conosceva alla perfezione la morfologia del territorio. I soccorritori, e i volontari del Faito, hanno contato ben sei diversi focolai che stanno distruggendo la vegetazione della montagna. Inoltre, essendo questa una zona abbastanza secca e con castagneti molto vecchi, il fuoco può rapidamente ingoiare il tutto distruggendo la vegetazione. Un vero e proprio disegno criminale, quindi, è stato creato per incendiare il polmone verde del comprensorio stabiese. Prima di dare inizio alle indagini, le forze dell’ordine sono impegnate nelle fasi di spegnimento che durano fino al tramonto: dopo, infatti, gli aerei e gli elicotteri non possono più dare il proprio contributo.
I versanti interessati dalle fiamme sono quelli di Castellammare, Pimonte e Gragnano. Il grido d’allarme dei residenti, ma anche del Presidente del Parco Regionale Tristano Dello Jojo, resta inascoltato: da Roma non è stato ancora autorizzato l’invio dell’elicottero Erikson, capace di imagazzinare oltre 15mila litri d’acqua. Le fiamme, intanto, stanno minacciando da due giorni il centro abitato di Pimonte anche se ancora nessuna casa deve essere sgomberata. Il fronte di fuoco, secondo quanto ricostruito dai soccorritori e dai Vigili del Fuoco, è di circa 5km.
Altissimo il rischio frane
Con l’eliminazione di gran parte della vegetazione, a causa dell’incendio, è altissimo il rischio frane. Anche i Monti Lattari, adesso, dovranno convivere con l’incubo del rischio idrogeologico. Con l’arrivo dell’autunno, e delle prime torrenziali piogge, gli alberi non potranno più salvare le popolazioni residenti dalla caduta di fango e di altro materiale dalla montagna che concluderà la sua corsa direttamente nei pressi delle case. L’allarme è già stato lanciato e, al termine di questa emergenza, i Comuni interessati dovranno lavorare per trovare delle contromisure adeguate.