Gestione delle piazze di spaccio o vendetta personale. Sono due le piste che stanno seguendo i carabinieri di Castellammare di Stabia, agli ordini del maggiore Donato Pontassuglia, dopo la sparatoria di domenica pomeriggio al Centro Antico stabiese. Tra queste, quella più accreditata rimane sicuramente la prima: Giovanni Panariello, uno dei feriti, avrebbe incrementato il suo potere nell’area Sud della città creando dei dissapori con qualche esponente di spicco dei clan.
Nell’agguato, secondo una prima ricostruzione, doveva essere ferito solamente il 20enne ma, per ragioni ancora da chiarire, anche Michele De Luca, 57 anni, è stato colpito. Il fratello del boss Antonio, infatti, non avrebbe avuto nessun tipo di litigio o problema con le cosche della zona. I sicari, però, gli hanno sparato lo stesso colpendolo al fianco. La sua parentela spaventa: si teme la vendetta della famiglia De Luca su coloro che hanno portato a termine il raid al Centro Antico.
Meno forte, invece, la pista che porta ad una vendetta personale. Il modus operandi dell’agguato lascia pensare ad un’azione voluta e con un significato preciso: ridimensionare il potere criminale nascente al Centro Antico. Nel frattempo i carabinieri hanno acquisito le immagini del sistema di videosorveglianza con il quale sperano di poter risalire all’identità dei sicari che hanno fatto fuoco nei vicoli del centro storico.
La bugia dei feriti in ospedale
Emerge, inoltre, un nuovo retroscena dopo l’arrivo in ospedale dei due feriti. Giovanni Panariello e Michele De Luca non avrebbero fatto riferimento all’agguato (parlando di cadute accidentali) per non informare le forze dell’ordine. I medici, capendo la situazione e notando le ferite, hanno subito allertato i carabinieri della stazione stabiese. Difficoltà anche a reperire testimoni: complice, probabilmente, la paura per i fatti degli ultimi tempi a Castellammare, nessun residente ha deciso di collaborare con le forze dell’ordine per aiutarli nelle indagini.