Il Gazzettino vesuviano | IGV

Un unico immenso clan per gli affari illeciti: il ritorno della Nuova Famiglia?

Pasquale Galasso clan galassoUn unico grande clan per controllare gli affari illeciti nel vesuviano e allacciare rapporti “commerciali” con i potenti sodalizi partenopei: questa l’ipotesi investigativa da noi avanzata tempo addietro che starebbe progressivamente consolidandosi a colpi di arresti che svelerebbero intese tra i vari gruppi malavitosi ad oggi impensabili.

Ai vertici di questo sistema verticistico – piramidale ci sarebbero intramontabili esponenti della Nuova Famiglia: padrini del calibro di Mario Fabbrocino, Ferdinando Cesarano, Valentino Gionta potrebbero comporre il ghota di un’organizzazione che potrebbe anche contare su “ras in ombra di prim’ordine”.




Nello specifico radio mala avrebbe in più occasioni evidenziato la figura mai eclissata dell’ex boss Pasquale Galasso. Secondo alcune indiscrezioni raccolte in ambienti vicini al boss Pasquale Galasso (collaboratore di giustizia dal 1992) sarebbe riuscito a monitorare tramite fedelissimi dei luoghi e prestanome insospettabili quello che una volta era il suo regno.

Tra i capi della Nuova Famiglia, braccio destro di Carmine Alfieri, corruttore di politici nazionali e alte cariche dello Stato, in stretti rapporti con la massoneria e (secondo alcuni pentiti) con i servizi, Pasquale Galasso gestirebbe una serie di attività nel settore alimentare non lontano dalla sua Poggiomarino. Un modo per riavvicinarsi a quello che fu il suo impero criminale e forse mostrare ai clan avversari come la propria leadership sia tutt’altro che tramontata.




Quando parliamo di Pasquale Galasso tocchiamo i vertici della malavita campana (e non solo): interessi stratosferici in attività pseudo legali sparse ovunque sul territorio nazionale e all’estero, proventi delle attività illecite secondi solo a quelli di Cosa Nostra, rapporti diretti con Totò Riina negli anni in cui il padrino corleonese rappresentava il deus ex machina della mafia nel mondo.

Parliamo di un volume di affari valutato all’epoca dell’arresto del boss di 1500 miliardi di lire distribuito in società immobiliari, finanziarie e turistiche. Noti professionisti, grossi imprenditori, amministratori pubblici, politici nazionali, “funzionari di Stato” infedeli: tutti per decenni sul libro paga dei Galasso pronti a favorire la potente famiglia di Poggiomarino negli affari e nelle varie vicende giudiziarie. Oggi ci si chiede che fine abbiano fatto questi contatti influenti e che ruolo potrebbero avere nel ritorno in auge di uno dei padrini di camorra più temuti di sempre.

Tutto ancora da decifrare il suicidio (non avrebbe convinto persone vicine al sistema) di Martino Galasso, fratello dell’ex ras Pasquale che si sarebbe tolto la vita impiccandosi. Chi conosceva direttamente Martino Galasso stenta a credere che una persona dotata di tale piglio criminale, determinata e spietata nelle azioni camorristiche possa aver compiuto un simile gesto. Un ulteriore tassello da aggiungere al già intrigato mosaico della storia criminale dei Galasso. Un nuovo capitolo nella storia della mala vesuviana potrebbe essere scritto, nuove alleanze sancite al fine di unire risorse umane e materiali in un progetto volto al controllo assoluto delle attività illecite sul territorio.

Alfonso Maria Liguori

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