Sindacati, aziende e lavoratori precari: salvare il salvabile garantendo dignità e stabilità occupazione ad intere generazioni. Alea iacta est: non c’è più tempo per la retorica, per i discorsi buonisti e per gli storici alibi di comodo.
In ballo la qualità d’esistenza e la stessa sopravvivenza di migliaia di cittadini italiani, madri e padri di famiglia. Le forze sociali devono tornare in auge cassando qualsiasi tentativo di insabbiamento nelle politiche occupazionali , unica vera linfa vitale per un’Italia ormai allo stremo. Sono anni che si ode nelle aziende lo stesso miserabile ritornello: “Sindacati collusi con i datori di lavoro, clientelismo a go go, abbandono dell’onesto lavoratore a se stesso”.
Al contrario non possiamo e non vogliamo cadere nella trappola del qualunquismo spicciolo, del “tanto è stato sempre così” sollevando di fatto gli addetti ai lavori da qualsiasi responsabilità nei confronti della società. I sindacati sono chiamati all’azione dai lavoratori precari e devono rispondere “presente” in nome di un ruolo istituzionale di vitale importanza per il rinnovamento qualitativo del nostro Paese. Non ci sono sigle che tengano o bandiere da sventolare: lo slogan è uno solo, creare occupazione e tutelarla.
In questa particolare parentesi storica le forze sociali sono chiamate ad uno sforzo congiunto che ponga in primo piano il diritto al lavoro di onesti cittadini: basta con le elemosine, con i rinnovi decennali di contrattini che impediscono di fatto al lavoratore di crearsi una stabilità esistenziale, una famiglia. Non è un caso che il numero delle nascite in Italia sia vertiginosamente calato: le giovani coppie non fanno figli perché nella stragrande maggioranza dei casi non possono permetterselo.
Intano però una parte della politica, dell’impresa collusa con il malaffare si ingrassa come una scrofa nel pantano dell’inefficienza istituzionale che da anni penalizza l’Italia, con particolare riferimento al meridione. Ed ecco che inspiegabilmente giovanissimi diplomati si impiegano a tempo indeterminato come per magia mentre laureati, altrettanto in erba, non trovano altro che soluzioni lavorative nella ristorazione (spesso sotto pagati).
Non è più tempo di colpire solo i corrotti ma i beneficiari di tale illegale atteggiamento: fuori i nomi degli appartenenti alle forze dell’ordine, di polizia e delle pubbliche istituzioni che ricoprono tali posizioni lavorative non avendone l’idoneità. Altrimenti resterà sempre e solo tutta una farsa, una lotta senza regole al si salvi chi può. Forse i nostri martiri, quelli che hanno dato la vita per la Democrazia e la Repubblica avrebbero meritato ben altra realtà di quella sporca e cinica nella quale viviamo.
Alfonso Maria Liguori