Il rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa, Lucio D’Alessandro, è indagato dalla Procura di Napoli.
L’ipotesi è quella di aver favorito un figlio dell’ex Ministro Zecchino, nell’assegnazione di un posto di ricercatore al Suor Orsola.
Al momento comunque Ortensio Zecchino e il figlio Francesco non risulterebbero iscritti nel registro degli indagati. A D’Alessandro ed agli altri componenti della commissione, Giovanni Coppola, Anna Giannetti, Alessandro Viscogliosi, è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini.
Per il rettore del Suor Orsola, al termine dell’inchiesta condotta dal pm Graziella Arlomede, avanzata l’ipotesi di concorso in abuso di ufficio. Un fulmine a ciel sereno che colpisce il mondo accademico a 2 giorni dalla vicenda che ha visto finire ai domiciliari 6 docenti universitari mentre per altri 22 è scattata l’interdizione da qualsiasi altro incarico accademico per un anno.
Le accuse per tutti gli indagati sono a avario titolo di corruzione, induzione indebita e turbativa del procedimento amministrativo. Nello specifico al carcere in casa Fabrizio Amatucci, docente napoletano ordinario di Diritto Finanziario presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo Federico II nonché ex direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche della II Università di Napoli e membro dell’Accademic Committee dell’Associazione Europea dei Professori di Diritto Tributario.
Con lui hanno ricevuto la misura restrittiva al domicilio altri 6 docenti universitari: Giuseppe Maria Cipolla (università di Cassino), Adriano di Pietro (Bologna), Alessandro Giovannini (Siena), Valerio Ficari (Roma 2), Giuseppe Zizzo (Varese) e Guglielmo Fransoni (Foggia). Tra gli indagati anche l’ex Ministro Augusto Fantozzi. Brutte vicende che non giovano alla credibilità di Istituzioni nelle quali gli stessi studenti sembrano non credere più.
“Sono anni che le cose vanno avanti così – aveva dichiarato una laureanda in giurisprudenza da noi intervistata – e certamente non solo nella nostra facoltà. Il baronato e il clientelismo stroncano sul nascere qualsiasi legittima aspirazione di chi non è figlio o parente “di” ne appartiene “a”. Ricordando sempre che ogni individuo è da ritenersi innocente fino a sentenza definitiva contraria continuiamo a chiederci però perché non si proceda con l’identificazione dei beneficiari di certi sotterfugi. Fuoco di paglia o folgore purificatrice nel mondo accademico? Ai magistrati l’ardua sentenza.
Alfonso Maria Liguori