Ponticelli: affiliato al clan Sarno picchiato e accoltellato. Mistero sull’aggressione a Napoli

Forse uno sgarro nei confronti di qualche pezzo da 90 di clan operanti nella zona o un avvertimento per dissuadere il 53enne dal fare affari in proprio

Colpito, nel quartiere Ponticelli a Napoli, con spranghe ed un coltello da tre persone: è la versione raccontata alla Polizia di Stato da Bruno Solla, 53enne considerato affiliato al clan Sarno e con precedenti per associazione mafiosa, estorsione e droga. Solla è ricoverato all’ospedale Villa Betania ma non è in pericolo di vita.




Sarebbe accaduto tutto nel tardo pomeriggio di ieri, intorno alle ore 19.30. Solla, che è arrivato in ospedale da solo alle ore 22,00, ha raccontato di essere stato colpito da tre persone con il volto coperto sotto casa, a Ponticelli: in seguito ai rilievi della Polizia non sono state individuate sul posto indicato tracce ematiche. Il ferito è fratello di Salvatore Solla ucciso in un agguato il 23 dicembre 2016. Indaga il commissariato di Ponticelli.




Gli investigatori manterrebbero il massimo riserbo sulle indagini. Secondo alcune indiscrezioni gli agenti starebbero visionando i filmati delle telecamere di sicurezza presenti in zona per ricostruire l’esatta dinamica dell’aggressione e identificare i responsabili. Forse uno sgarro di Solla nei confronti di qualche pezzo da 90 di clan operanti nella zona o un avvertimento per dissuadere il 53enne dal fare affari in proprio, ovvero senza l’avallo del sistema.




Una cosa è certa: ormai a Napoli e nell’hinterland sono saltati tutti i vecchi equilibri di camorra. Particolarmente agguerrite le nuove bande, le cosiddette baby gang composte da giovani poco più che adolescenti oltremodo violenti e pronti a tutto pur di conquistare, criminalmente parlando, una fetta del territorio. C’è poi la questione dei pentiti eccellenti che come fiumi in piena starebbero rivelando ai giudici decenni di omicidi, estorsioni e collusioni con insospettabili professionisti e imprenditori.

Dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia del calibro dei Lo Russo (i Capitoni di Miano) o di Vincenzo Amirante (boss della paranza dei bambini operante nel centro storico di Napoli) potrebbero scaturire sequestri di beni mobili e immobili tali da mettere in ginocchio la vecchia camorra spianando di conseguenza la strada all’arrivismo delle nuove leve criminali.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.